Conte ci prova, vede Salvini e Di Maio e apre spiraglio

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, in una immagine d'archivio.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, in una immagine del 06 giugno 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Sembrava tutto perduto, ora c’è un “moderato ottimismo”. E’ il primo pomeriggio, quando Giuseppe Conte sale al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo aggiorna sulla crisi innescata nel suo governo dal ribaltone elettorale della Lega sui Cinque stelle. In mattinata ha visto Matteo Salvini e poi Luigi Di Maio. Incontri separati da due ore ciascuno.

Solo un vertice a tre potrà essere risolutivo: si balla ancora sul filo della rottura, si andrà avanti solo se i vicepremier troveranno un nuovo modo di convivere. La crisi non è scampata ma un sentiero ora c’è. I focolai di crisi sono tutti ben visibili. C’è la lettera Ue che prelude alla richiesta di una manovra correttiva (Conte ne discute con Giovanni Tria). Ma c’è anche la sentenza sul viceministro leghista Edoardo Rixi che è attesa ad ore: se arriverà una condanna nel processo sulle “spese pazze” la richiesta M5s di dimissioni sarà immediata e si aprirà subito un fronte non facile da governare.

Ai suoi vice, che riceve nel suo studio al primo piano di Palazzo Chigi, il premier chiede quali siano le loro intenzioni ed elenca le sue priorità per “rilanciare” l’azione del governo: “Ho elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura”, spiega, chiedendo di “accelerare” le valutazioni politiche per fare “chiarezza” presto.

Di Maio chiede tempo per mettere ordine nel caso M5s. Conte e Salvini glielo concedono: si vedranno, nel vertice a tre e in Consiglio dei ministri, solo dopo l’elaborazione della sconfitta nel Movimento. Il ministro dell’Interno però, ancora in campagna elettorale per i ballottaggi, tiene sui dossier una linea tutta d’attacco. Continua a segnare la distanza dal Movimento sulla giustizia. Scrive a Conte e al ministro degli Esteri Enzo Moavero per chiedere una “dura” risposta all’Onu dopo la bocciatura preventiva del decreto sicurezza bis.

Torna a incalzare la Rai, prendendo di mira Gad Lerner: “Dalla settimana prossima torna in video con 5 trasmissioni. Se la Rai del cambiamento passa da lui… Chiederò all’ad quanto costa”. In mattinata ai parlamentari leghisti che incontra alla Camera fa un discorso che suona più o meno così: “Ho detto a Conte che io auspico che il governo vada avanti quattro anni. Certo, non posso dire con certezza se durerà quattro anni o solo uno o due”.

“Per andare avanti bisogna essere in due e non so se i nostri compagni di viaggio vadano nella nostra direzione”, prosegue, passando il cerino della crisi a Di Maio. Solo lui può garantirgli che nel Movimento “non prevalga la linea di Di Battista” (o di Grillo), quella “dei no e delle barricate”. Il leader della Lega chiede ai suoi di concentrarsi su quattro o cinque proposte da realizzare in tempi brevi, richiesta che qualcuno legge come un orizzonte temporale alla vita del governo.

In cima alle priorità c’è la flat tax e anche la sfida per riformare l’Europa, ma Salvini assicura di essere “pronto” su tutti i dossier, dalla Tav all’autonomia (al premier chiede due Sì). Su difesa e ambiente chiede di correggere la rotta. I leghisti mettono nel mirino (“gestione disastrosa”) Elisabetta Trenta, Sergio Costa e anche Danilo Toninelli. Salvini però assicura di non volere rimpasti ma una sterzata leghista all’azione del governo: “Non voglio strappi o poltrone ma un’accelerazione”, dice a Conte. Se non sarà possibile, “non ci sono maggioranze alternative”.

L’alternativa, fa capire Salvini, è solo il voto. I leghisti si tengono pronti. Intanto M5s e Lega ribollono. Dall’una e dall’altra parte c’è chi è convinto che il governo non debba andare avanti: gli uni temono di finire a fare da stampella della Lega; gli altri vogliono subito capitalizzare il consenso registrato alle europee ed evitare il logoramento che potrebbe venire da una manovra correttiva estiva subito seguita da una difficile legge di bilancio in autunno.

L’ipotesi di un voto anticipato a settembre o – meno probabile – a ottobre torna a circolare in transatlantico, alimentando ipotesi suggestive ma difficili nei numeri, come quella di un cambio di maggioranza, con un ribaltone di centrodestra con una pattuglia di transfughi M5s.

Nel pomeriggio Conte aggiorna Mattarella sui suoi colloqui: “Moderato ottimismo”, trapela alla fine. Al Colle Conte potrebbe tornare dopo il vertice a tre con Di Maio e Salvini. Per ora si attende che si plachi il caos nel Movimento. Di Maio chiede ai suoi parlamentari se il governo debba andare avanti. Beppe Grillo e Davide Casaleggio danno fiducia al vicepremier. Come andare avanti senza subire lo strapotere leghista, si vedrà.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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