Migranti: giudici bocciano il Viminale sul caso anagrafe

Gli uffici dell'anagrafe di Via Larga. Milano.
Gli uffici dell'anagrafe di Via Larga. Milano. ANSA/STEFANO PORTA

MILANO. – E’ inammissibile il reclamo del Viminale contro la decisione di un giudice che aveva autorizzato un somalo richiedente asilo a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe al Comune di Scandicci: Comune che aveva rifiutato l’iscrizione basandosi sulle recenti norme del ‘Decreto sicurezza’. Lo ha stabilito il tribunale di Firenze.

Il Tribunale, in composizione collegiale, ha di fatto confermato il primo verdetto (scaturito dal ricorso dell’avvocato Noris Morandi dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione), bocciando il reclamo del Ministero dell’Interno che, secondo i giudici, non aveva “legittimazione” ad impugnare perché non partecipò al primo grado.

“Avrebbe potuto intervenire volontariamente nel processo di prima fase, e in tal caso sarebbe stato legittimato a proporre il reclamo”, hanno scritto i giudici, chiarendo che il Viminale dovrà versare 2.767 euro di spese legali allo Stato per il gratuito patrocinio del somalo. Lo scorso marzo, il giudice Carlo Carvisiglia aveva stabilito che “ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale, deve intendersi comunque regolarmente soggiornante, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l’esame della domanda di asilo” e, quindi, è autorizzato a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe.

Questo dopo che il sindaco di Scandicci, nel primo grado, si era opposto al ricorso del richiedente asilo e lo aveva fatto, scrive ora il Tribunale di Firenze, come “Ufficiale del Governo” che ha “interpretato una normativa anche alla luce delle istruzioni del Ministero dell’Interno”. Il quale, invece, non aveva partecipato alla “prima fase” e, dunque, non aveva titolo per presentare il reclamo contro la prima sentenza.

I giudici (Luciana Breggia, Luca Minniti e Federica Samà) ricordano nella loro decisione che sia il primo giudice di Firenze, che poi i Tribunali di Bologna e Genova nelle scorse settimane, hanno emesso “provvedimenti” che hanno “offerto una lettura delle modifiche apportate” dal ‘decreto sicurezza’ “coerente con il complessivo quadro costituzionale e eurounitario, esercitando il potere, ma anche il dovere, di interpretazione orientata al rispetto delle norme costituzionali” ed europee.

Del resto, aggiungono i giudici, “anche l’Associazione Nazionale Ufficiali di Stato civile e d’anagrafe ha evidenziato i problemi interpretativi della nuova norma auspicando un intervento della Corte costituzionale”.