Battisti, espierà l’ergastolo ma potrà chiedere benefici

L'arrivo a Ciampino del terrorista Cesare Battisti scortato dalla Polizia.
L'arrivo a Ciampino del terrorista Cesare Battisti scortato dalla Polizia. ANSA/ETTORE FERRARI

MILANO. – Cesare Battisti per i quattro omicidi commessi quarant’anni fa dovrà scontare l’ergastolo anche se, a tempo debito e dopo un concreto percorso di rieducazione, potrà godere dei benefici penitenziari. Lascia uno spiraglio la Corte d’Assise D’Appello di Milano all’ex terrorista dei Pac, arrestato in Bolivia la sera dello scorso 12 gennaio dopo essere fuggito da Brasile e dopo 37 anni di latitanza, e ora in cella in Sardegna.

Pur rigettando, in linea con la Procura Generale, la richiesta del suo difensore, Davide Steccanella, di commutare la pena dal carcere a vita in 30 anni poi ridotti, per via del presofferto, a poco più di 20 anni e 7 mesi, i giudici hanno anche stabilito che la pena nel suo caso non è ostativa alla richiesta di benefici. Il che, tradotto in termini concreti, avendo lui già trascorso in cella 6 anni e mezzo circa, tra 3 anni e mezzo potrà chiedere la liberazione anticipata e poi permessi premio e misure alternative alla detenzione tenendo presente anche i periodi trascorsi in cella all’estero.

Infatti nell’ordinanza depositata stamane la Corte, presieduta da Giovanna Ichino, scrive che a Battisti non è “applicabile il regime ostativo” previsto dalle norme e “potrà godere dei benefici penitenziari, in virtù di una progressione trattamentale, che e’ diretta attuazione” del principio costituzionale “della funzione rieducativa della pena anche per i condannati all’ergastolo”, come ribadito da una recente sentenza della Consulta.

Il provvedimento, in linea con la tesi del sostituto pg Antonio Lamanna e che verrà impugnato dall’avvocato Steccanella, ripercorre in poche pagine la vicenda giudiziaria dell’ex Pac per arrivare a sostenere che il provvedimento di espulsione delle autorità boliviane, a differenza di quanto sostenuto dalla difesa nel corso dell’incidente di esecuzione di venerdì scorso, non è illegittimo: sarebbero state “libere di espellere lo straniere illegalmente entrato nel loro territorio e di consegnarlo alle autorità del paese di origine”, come è effettivamente avvenuto la mattina del 13 gennaio quando è stato preso in carico da poliziotti italiani che l’hanno imbarcato su un volo diretto a Ciampino.

In più lui stesso, come ha messo a verbale, dal momento in cui a Santa Cruz de La Sierra gli è stato consegnato l’ordine di espulsione, sapeva di avere tre giorni di tempo per opporsi. Tra i vari punti messi a fuoco anche la mancanza di alcun “dato che possa far ritenere che egli fosse stato temporaneamente consegnato dal Brasile – paese con cui l’Italia aveva firmato un accordo di estradizione che aveva fissato in 30 anni la pena da espiare – alla Bolivia e che dovesse quindi essere riconsegnato dai boliviani ai brasiliani, anzichè all’Italia.

Per il collegio, composto da due togati e sei popolari, si è trattato di una procedura di espulsione senza “collegamento” con l’accordo di estradizione Italia-Brasile. Accordo che se Battisti avesse voluto far valere “non avrebbe dovuto allontanarsi volontariamente da Brasile (…) e opporsi alla conclusione della procedura estradizionale con la sua consegna dall’Italia al Brasile”.

(di Francesca Brunati e Igor Greganti/ANSA)