Gattuso, Maldini e gli altri: il Milan deve ripartire

Paolo Maldini nelle vesti di direttore sportivo del Milan.
Paolo Maldini nelle vesti di direttore sportivo del Milan. ANSA/FEDERICO PROIETTI

MILANO. – In dieci giorni il Milan conoscerà il proprio futuro, sportivo, societario e infrastrutturale. Domenica suonerà a Ferrara l’ultima campana per un posto in Champions League, con 50 milioni in palio e un radicale cambiamento nelle prospettive economiche; la settimana successiva potrebbero essere partorite le decisioni sui destini di Gattuso (con il quarto posto potrebbe restare, Gazidis ne riconosce la bontà del lavoro) e del direttore tecnico Leonardo (in odore di dimissioni, potrebbe essere sostituito dal ds del Lille Luis Campos), risultati incompatibili; infine entro fine mese il club presenterà al Comune di Milano il dossier condiviso con l’Inter per il nuovo stadio e dovrebbe arrivare la sentenza della Uefa sulle violazioni in materia di Fair Play Finanziario, dove il Milan si presenta da recidivo e con il pericolo di una nuova esclusione dalle coppe – un anno fa cancellata poi dal Tas – che vanificherebbe così la qualificazione ottenuta sul campo dalla squadra di Gattuso.

”La Champions? Ci credo ancora”, l’ottimismo del vice premier Matteo Salvini. Meno conciliante invece l’ex patron Silvio Berlusconi: ”Quando gioca il Milan accendo la tv e la spengo dopo 10 minuti. Confermerei Gattuso? Passiamo ad un’altra domanda”.

Dubbi e speranze si intrecciano ma la certezza si chiama Paolo Maldini che – dopo essere stato totem da giocatore nei tre cicli di Sacchi, Capello e Ancelotti – punta a diventare simbolo della continuità anche da dirigente. Il direttore strategico dell’area sport del Milan sottolinea che il desiderio è ”tornare protagonisti” con ”un po’ di pazienza” e ”un po’ di tempo” ma al tempo stesso non nasconde che sono tante le scelte da compiere, in primis sulla posizione Gattuso: ”Le vedute possono essere diverse ma il nostro rapporto aiuta a superare i momenti di difficoltà. Il suo operato lo devo valutare in modo freddo. Abbiamo ruoli diversi, non siamo più compagni di squadra”.

Deciderà di fatto l’amministratore delegato Ivan Gazidis che nel momento stesso del suo insediamento ha assorbito tutti i poteri, dalla area commerciale alla parte sportiva, entrando in rotta di collisione con le strategie improntate da Leonardo, pronto a lasciare proprio per questa ragione: il brasiliano vorrebbe tassellare la rosa con giocatori di maggiore esperienza per fare un salto di qualità, il manager sudafricano invece – in linea con la filosofia dettata dal fondo Elliott – vuole puntare su giocatori futuribili, come Sensi del Sassuolo. Una linea verde che cozza con i risultati ottenuti dalla Primavera, ad un passo dalla retrocessione: anche per questo il responsabile del vivaio, Mario Beretta, sarebbe sotto attenta osservazione. Un’estate, insomma, che si preannuncia di rivoluzioni.