Niki Lauda è morto, così lo ricordano i tifosi italo-venezuelani

Lauda con la Ferrari
Lauda ha vinto due mondiali con la Ferrari. foto cortesia

CARACAS. – Ieri, la Formula Uno ha perso uno dei suoi personaggi più carismatici ed uno dei suoi lottatori in pista e fuori. Niki Lauda, nato a Vienna il 22 febbraio del 1949, durante la sua carriera sportiva ha vinto tre mondiali piloti due con la Ferrari nelle stagioni 1975 e 1977 ed uno con la McLaren nel 1984. É morto, all’età di 70 anni, a causa di diverse complicazioni respiratorie. Va ricordato che l’anno scorso ha subito un trapianto di polmone che lo aveva costretto a rimanere in clinica durante due mesi. Il suo stato di salute era peggiorato ad inizio dell’anno ed é scomparso nel sonno ieri. I tifosi della Formula Uno lo ricordano cosí.

Iniziando con Filippo Cantelmo, tifoso della Ferrari, che lo ricorda cosí: “Grande! Grande! Grande Nikki! Da quando ho memoria in Formula Uno c’eri sempre tu: o nei video amarcord o nei box a parlare con le giovani promesse del mondo dei motori. Con la sua morte si chiude un’era nel grande circus. Riposa in pace Niki”.

Dal canto suo, Mariano Moscaritolo, anche lui tifoso della rossa di Maranello ci dice: “Lauda é protagonista e testimone di un’epoca della Formula Uno che non c’è più. Ogni volta che un mito dei tempi della mia gioventù, se ne va, sento più pesante e reale il tempo che è passato e che non può più tornare. Tutti ricordano il dramma che lo colpì e la sua forza di reagire. Ma io ho un’immagine che porto dentro di me da quei tempi: mesi dopo l’incidente, lui era nel paddock insieme alla splendida donna che lo sostenne e rimase accanto a lui nei momenti bui. Ho ammirato entrambi e so che la vostra immagine é stata di esempio per molti”.

La Ferrari ha diffuso la seguente nota ufficiale: “Oggi (ieri per chi legge, ndr) è un giorno triste per la F1. La grande famiglia della Ferrari apprende con profonda tristezza la notizia della morte dell’amico Niki Lauda, tre volte campione del mondo, due con la Scuderia (1975-1977). Resterai per sempre nei cuori nostri e in quelli dei tifosi. #CiaoNiki”.

Niki Lauda iniziò a correre sulle monoposto prima di compiere vent’anni. Proveniva da una ricca famiglia di banchieri viennesi: i genitori non approvarono la scelta del figlio che, a 19 anni, lasciò gli studi universitari per inseguire il suo sogno. Si rivolse ad alcuni istituti di credito della città per ottenere dei prestiti e spese quei soldi per acquistare la sua prima macchina da corsa. Fece la gavetta spesso coprendo le spese delle corse in Formula 3 e Formula 2.

“Mi sembra esagerato definirmi gelido, o come un computer. Sono solo un uomo preciso, controllato, che fa un mestiere preciso e pericoloso, un mestiere che non consente errori” Niki Lauda.

Il pilota italo-venezuelano Franco De Leonardis ci confessa: “Nei miei inizi nel mondo del kart, nel 1976, lo vedevo come un essere incredibile. Lui aveva un’abilità formidabile nel somministrare dati ai meccanici della Ferrari, sempre aveva qualcosa da dire sulla sua monoposto. Io ero un bimbo quando lui ha avuto quel terribile incidente al Nurburgring. Lui deve sempre ringraziare Dio e quelle tre persone che lo hanno estratto dalla macchina. Questi ‘angeli’ che lo hanno tirato fuori dalla monoposto in fiamme sono Arturo Merzario, Carlos Alberto Reutemann ed un’altro che pochi nominano, ma secondo me é stato il più bravo di tutti in quella situazione Robert Brett Lunger, quest’ultimo era stato pilota d’aerei nella guerra del Vietnam. Lauda é stato uno dei miti della mia giovinezza. Ora lassù starà gareggiando nuovamente con James Hunt come a i vecchi tempi”.

Carlos Suchanek, voce storica della Formula Uno in Venezuela ci dice: “Lauda é stato un ottimo pilota, lo dimostrano i tre titoli mondiali vinti in carriera. Per me la cosa più importante é stata la sua voglia di superarsi e rinascere come persona e come pilota dopo il terribile incidente”.

Fra i tanti messaggi di cordoglio legati alla scomparsa di Niki Lauda anche quello di Alain Prost, con cui ha diviso l’esperienza in McLaren nel 1984 e 1985 perdendo il titolo dell’84 per solo mezzo punto. “Il mondo della F.1 perde un personaggio, ma soprattutto un signore – ha detto Prost – Ci sono campioni, persone con un palmarés, ma qui perdiamo un signore che non si è mai lamentato delle sue condizioni, del suo incidente e che è sempre andato avanti. Sono sconvolto, commosso e molto triste. Sono sentimenti molto più forti di quanto avrei potuto immaginare. Sono circa 40 anni della mia vita, qualcuno che rappresenta molto per me: era il mio idolo di gioventù quando ho iniziato nel karting e poi in McLaren lui vinse il titolo nel 1984, io nel 1985 e si creò un’amicizia molto forte. Quando vinse il titolo nel 1984 per mezzo punto ero felice che l’avesse vinto lui più che se l’avessi vinto io”.

Debuttò in Formula 1 a soli 21 anni, nel Gran Premio di Zeltweg, nella sua Austria. La svolta nella carriera del pilota arrivò nel 1973, quando firmò un contratto per gli anni successivi con la Ferrari. I rapporti non furono sempre idilliaci: qualcuno racconta che Lauda, durante il primo anno in rosso, ebbe il coraggio di dire in faccia a Enzo Ferrari: “Questa macchina è una m***!”. L’anno dopo avrebbe vinto il suo primo mondiale con la rossa di Maranello.

“Odio le cravatte specialmente se portate con i jeans. Così porto solo jeans, per esorcizzare la cravatta” Niki Lauda.

Giovanni Pasquale, ci dice: “Lauda é stato un grande pilota! Un uomo coraggioso, anche quando non corse al Fuji,durante il GP del Giappone,  ammettendo di avere paura, ebbe il coraggio di ammetterlo. Altri avrebbero accampato mille scuse, lui no. Come dice il famoso proverbio: Pane al pane, vino al vino”.

Enzo Frassine, pilota italo-venezuelano ci dice: “Ero tifoso numero uno della Ferrari e di Lauda. Lui era molto estroverso, ma anche molto onesto. Ricordo che sempre che discuteva con Enzo Ferrari per la macchina e sempre dava il suo parere ai meccanici sulla sua monoposto. Nella mente di tutti i tifosi della Formula Uno rimarranno le immagini della sua macchina in fiamme e di come é stato salvato da colleghi come Arturo Merzario, che é stato uno dei primi ad avvicinarsi a quella palla di fuoco. Altro ricordo di Lauda i suoi duelli con James Hunt, che poi sono stati mostrati nel film Rush. Io l’ho visto correre a Monza ed Imola, sfortunatamente l’incidente del Nurburgrin gli ha lasciato segni nel suo corpo, non solo nella parte esterna che erano quelli visibili, ma anche all’interno a causa dei gas inalati”.

L’incidente di Lauda al Nurburgring.

Il 1º agosto 1976 é stata una data che letteralmente é rimasta incisa sulla pelle di Niki Lauda. La stagione era iniziata splendidamente per la Ferrari e alla vigilia del Gp di Germania, sul pauroso tracciato del Nurburgring, Niki Lauda aveva già conquistato 61 punti in campionato, circa il doppio del suo più immediato inseguitore Jody Scheckter allora alla Tyrrell. La “Nordschleife” è un luogo che incute timore solo a guardarlo dall’esterno, l’inferno verde come l’aveva soprannominata Jackie Stewart, 23 km in cui distrarsi poteva risultare fatale.

La prova iniziò subito con un’incertezza causata dalla pioggia battente che cadde poco prima della partenza sul tracciato teutonico, che indusse gli organizzatori a sistemare le protezioni lungo il tracciato. Dopo lo start Lauda parte male e si ritrova subito ottavo.

Al secondo giro, a causa di alcune chiazze di umido sull’asfalto, insieme alla non ottimale temperatura delle gomme  nella ”famigerata” curva Bergwerk, ai 230 all’ ora, Lauda perse il controllo della Ferrari, che andò a sbattere a destra sulle protezioni e ritornò in pista, dove fu centrata da due vetture. La monoposto divenne un rogo: in diversi piloti intervennero, ma fu Arturo Merzario ad estrarlo dall’abitacolo e a salvargli la vita. Tra gli altri eroi c’erano l’argentino Carlos Alberto Reutemann e l’americano Robert Brett Lunger.

 

Niki Lauda EPA/GEORG HOCHMUTH

 

Quest’ultimo era stato pilota di aerei nella guerra del Vietnam ed era uno degli eredi della familia Dupont.

“Eravamo al secondo giro, il tracciato iniziava ad asciugarsi. Quelli che avevamo iniziato a correre con le ruote di pioggia eravamo più lenti, mentre Lauda si era fermato al primo giro per mettere la ruote di asciutto. Lui veniva velocissimo. C’è una lunga discesa verso l’Adenau e poi una serie di curve e controcurve. Credo che Lauda riuscì a superarmi sulla collina” ricordava il campione statunitense in una intervista, aggiungendo –  “C’erano diverse curve. Quando entrava in una curva a circa 240 chilometri orari ho visto della polvere in aria, non sapevo cosa stesse accadendo. Era Niki sbandando con la sua macchina. Quando l’ho visto, era fermo in pista tra le fiamme. Io stavo entrando in curva, ho cercato di ridurre la velocità e non c’è stato modo di schivarlo. Dopo l’impatto l’estintore della mia macchina si é attivato e forse ha placato le fiamme”.  Grazie al suo pronto intervento Lauda é riuscito a salvarsi,

 

Famosa fu la sua rivalità con James Hunt.

 

Da allora quella faccia dai lineamenti stravolti è diventata un simbolo. Di coraggio, di coerenza, di sapienza. “Il cervello è più importante dell’aspetto físico” diceva Niki. E tirò avanti. Appena 42 giorni dopo il terribile incidente si presentò a Monza per il Gran Premio d’Italia. Era ancora convalescente, ferite aperte, piaghe sanguinanti, un orecchio tranciato, palpebre bruciate, occhi lacrimanti, polmoni asfittici. Mettere e levare il casco era una tortura. I medici erano perplessi. Ma lui insisteva: “L’importante è che funzioni il piede destro, quello che schiaccia l’acceleratore” diceva. Ottenne il via libera e, tra lo stupore generale, corse il Gran Premio classificandosi quarto e riaprendo la lotta con James Hunt per il titolo mondiale. Divenne un eroe.

Silvano Scatton ci dice: “Lauda é stato il primo pilota di cui sono stato super tifoso in Formula Uno. Dopo il terribile incidente del Nurboring in cui è giusto ricordare che vista la gravità delle ustioni e dei gas respirati coi polmoni, venne chiamato un prete e gli fu data l’estrema unzione, lui era cosciente e capì che era meglio che non si addormentasse per paura di non risvegliarsi mai più. Poi l’impresa, dopo soli 42 giorni, Lauda tornò in pista a Monza, e terminò incredibilmente la gara al quinto posto. Poi si arrivò alla famosa ultima gara di Fuji, e sotto il diluvio dopo 1 giro si ritirò perché le condizioni erano proibitive e i fantasmi dell’incidente aleggiavano ancora dentro di lui. Poi l’anno dopo vinse nuovamente con la Ferrari. Non ho aggettivi per descriverlo: un campione!”

 

Niki Lauda. Foto EFE

 

Infine Francesco Palumbo confessa: “E’ stato il primo pilota per cui ho tifato nel 1975, la prima volta in cui lo vidi girare a Monza, avevo 5 anni. Di quella giornata ho un ricordo  bellissimo insieme a mio padre, eravamo all’uscita della parabolica in prossimità della pit lane. Quando passò, ad andatura ridotta per rientrare ai box, lo salutammo in modo un po’ scomposto ma sicuramente vistoso, e lui rispose al nostro saluto alzando il braccio. Per me fu un’emozione grande che rimarrà nella mia memoria, il mio pilota preferito mi aveva salutato!”

La notizia della norte é stata annunciata in una nota inviata alla stampa, la famiglia ha dato notizia che la bandiera a scacchi é stata sventolata per l’ultima volta con il seguente messaggio. “Con profondo dolore – vi si legge – annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente circondato dalla sua famiglia lunedì 20 maggio 2019. I suoi successi unici come sportivo e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili, così come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”.

(di Fioravante De Simone)