Braccio di ferro M5S e Lega su Decreto sicurezza. I dubbi del Colle

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con i vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio. (ANSA)

ROMA. – Il decreto sicurezza bis è cambiato e le criticità espresse sono state accolte: ora va approvato. Negli ultimi round della campagna per le Europee Matteo Salvini si gioca l’ultima forzatura, quello su un provvedimento da lui voluto e cercato e che vuole ufficialmente varato dal Consiglio dei ministri prima delle Europee. Ma il muro del M5S – con la compartecipazione del premier Giuseppe Conte – per ora regge.

Il Consiglio dei ministri che la Lega vorrebbe domani, a meno di colpi di scena, non ci sarà. Ma potrebbe esserci giovedì, perché la pressione di Salvini è al massimo e, una volta eliminate le criticità rilevate in queste ore anche dal Colle. Anche se in serata il M5S rilancia: “Ora il decreto è vuoto, non si sa a cosa serve”.

Anche perché, sul decreto legato a doppio filo con quello sicurezza, il provvedimento sulla famiglia targato Luigi Di Maio, c’è lo stop del ministro dell’Economia Giovanni Tria, secondo il quale mancano le coperture. E, al di là della piccata risposta del M5S (“è una questione tutta politica, da Tria vogliamo soluzioni non ostacoli”, sbotta Manlio Di Stefano), Di Maio apre ad uno slittamento dell’ok al decreto a dopo il 26 maggio.

Il vero nodo, di fatto, è quello del decreto sicurezza. Alcune criticità sul provvedimento sono state infatti manifestate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Giuseppe Conte in un colloquio riservato nei giorni scorsi. Sotto la lente del Colle ci sarebbero le multe a chi soccorre i migranti in mare e la scarsa chiarezza tra le attribuzioni dei ministeri. “Il provvedimento va approfondito”, sottolinea Conte che, anche in merito al Cdm di ieri, nega diverbi o risse ma avverte: “Non mi sento affatto sfiduciato: non dobbiamo leggere sui giornali e sui social affermazioni improprie”.

Le criticità del dl con l’ultima bozza varata nel pomeriggio il Viminale sostiene di averle superate. Ma Di Maio frena. “Prima di andare in Consiglio dei ministri bisogna risolvere questi dubbi di costituzionalità”, sottolinea il vicepremier M5S difendendo l’operato di Conte: “non merita attacchi, è un premier di garanzia”. E mai come in queste ore, Di Maio si erge a difensore della stabilità, attaccando Salvini in quelle che lui reputa “derive estremiste”.

“Dopo che la Lega ha aperto lo scontro con il Papa, con il segretario della Cei, adesso ci manca solo lo scontro con il presidente della Repubblica e abbiamo fatto la collezione”, attacca il leader M5S nel corso della presentazione della fase due del governo del cambiamento. Sul palco, tutti i ministri 5 Stelle, con Di Maio pronto a rimarcare un concetto. “La squadra dei ministri M5S credo sia quella che più di ogni altro può parlare di fatti, altri sono monotematici”, scandisce il vicepremier elencando le cose fate finora.

Poi aveverte: Un rimpasto di governo dopo il 26 maggio? “Le elezioni europee non mi sembra cambino la composizione del Parlamento, quindi il tema non si pone per quanto mi riguarda”. Di Maio apre quindi ad una nuova battaglia di bandiera per il M5S: “il superamento del patto di stabilità per gli investimenti produttivi e sul sociale sociale. Questo ci consentirà di fare un patto per la crescita con l’Europa” e liberare risorse, “per ridurre il cuneo fiscale e i costi del lavoro”.

I ministri, nel Tempio di Adriano, parlano ad uno ad uno. E il titolare della Difesa Elisabetta Trenta, annuncia una legge a tutela dei militari vittime dell’uranio impoverito che faccia passare l’onere della prova sulla causa della malattia a carico dello Stato. Intanto la campagna s’infiamma. “La Lega non può essere votata da chi non vuole che il governo continui”, attacca Silvio Berlusconi. “Contro il governo dello stallo, noi e Lega siamo l’alternativa”, rimarca Giorgia Meloni nel tentativo della sua Opa su Fi. E Salvini? Dalla Puglia preannuncia un “risultato storico” il 26 maggio. Ma il tema è un altro: “La Lega chiede voti per le Europee o per la crisi di governo”, è la provocazione di Di Maio.

(di Michele Esposito/ANSA)