Europee: Farage sotto tiro, e milkshake diventa un’arma

Nigel Farage con il vestito inzaccherato dopo il lancio del milkshake.
Nigel Farage con il vestito inzaccherato dopo il lancio del milkshake. (Tom Wilkinson/PA via AP)

LONDRA. – Il sospetto del ‘grande complotto’ delle mini donazioni anonime da poche decine di sterline e la guerra del milkshake. Hanno un che di disperato – se non anche di controproducente nella battaglia per il consenso – le armi dell’ultim’ora sfoderate dai rivali più combattivi del nuovo Brexit Party di Nigel Farage, a tre giorni dal voto britannico per le Europee, di fronte all’ondata euroscettica di ritorno pronosticata da diversi sondaggi.

Ondata che sta riportando Farage al centro d’un palcoscenico dove il ruolo da protagonista è garantito fra l’altro dalla capacità di catalizzare gli attacchi personali. Come è capitato  a Newcastle, teatro della penultima tappa elettorale del tribuno anti Ue. In giro per la città, il ridanciano Nigel questa volta non ha trovato soltanto la claque, ma pure un uomo, Paul Crowther, 32 anni, che non potendolo sopportare ha creduto utile tirargli addosso un appiccicoso frullato a base di latte, banana e caramello salato appena comprato in un vicino fastfood della catena Five Guys.

“Non sapevo neppure che fosse qui, l’ho visto e ho pensato fosse la mia chance”, ha rivendicato l’uomo, per nulla pentito, concedendosi in manette ai giornalisti subito dopo essere stato arrestato dalla polizia locale e rinfacciando al suo bersaglio di spargere “rabbia e razzismo” nel Regno. La bravata d’altronde non è nuova, tanto da spingere il progressista Guardian a evocare un’improbabile “resistenza del milkshake”.

Nelle settimane scorse era toccato a un altro euroscettico, Carl Benjamin, eurodeputato uscente dell’Ukip, l’ex partito di Farage; e sopratutto, due volte, al famigerato Tommy Robinson, candidato indipendente e marginale proveniente dall’ultradestra extraparlamentare inglese più estremista, che peraltro nel secondo caso non aveva esitato a farsi ‘giustizia’ da solo prendendo a pugni il lanciatore e rompendogli il naso. Per evitare il tris, nel weekend la polizia scozzese aveva provveduto a diffidare alcuni McDonald’s dal vendere la bevanda incriminata, durante una visita dello stesso Nigel Farage in Scozia.

Ma a Newcastle sono stati meno previdenti e così l’immagine di Mr. Brexit con giacca e cravatta inzaccherate ha fatto rapidamente il giro dell’isola e del mondo. L’interessato ha perso l’aplomb solo per qualche minuto, rimbrottando i suoi gorilla. Poi, su Twitter, ha commentato: “Purtroppo alcuni pro Remain hanno radicalizzato lo scontro fino a rendere una normale campagna elettorale impossibile, in una democrazia civile chi perde deve accettare d’aver perso e chi non ha accettato il risultato del referendum (del 2016) ci ha condotti a questo”.

La premier conservatrice Theresa May e qualche avversario europeista come il liberaldemocratico Tim Farrow si sono affrettati a condannare l’accaduto, al pari di “ogni atto d’intimidazione”. Ma in fondo a Farage poco importa: gli ultimi sondaggi di YouGov e Opinum per le Europee danno il suo partito addirittura al 35 e al 34%: più dei due big, Tory e Labour, sommati; e più di tutto il fronte ‘no Brexit’ messo insieme.

Basterebbe meno per farlo gridare al trionfo. Né sembra poterlo azzoppare granché la polemica cavalcata dal Guardian e dall’impopolare ex premier Gordon Brown contro il timore delle interferenze di fantomatici “rubli russi o dollari americani” dietro le donazioni inferiori a 500 sterline che stanno fluendo a pioggia, via PayPal, nelle casse del Brexit Party. Denaro su cui la Commissione Elettorale ha promesso ora accertamenti, ma la cui provenienza anonima è lecita oltremanica per somme di questa entità, come replicano Farage e i suoi giustificando i contributi in gran parte quale frutto di versamenti di massa da 30 euro scarsi l’uno fatti “in sterline da 110.000 sostenitori”: non senza denunciare i sospetti alla stregua di “calunnie disgustose”, frutto di “complottismo” e “gelosia”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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