Incontro ravvicinato con un fossile del Sistema Solare

Qui la Luna è in fase di avvicinamento e sta per fare il flyby con “Ultima Thule”.
Qui la Luna è in fase di avvicinamento e sta per fare il flyby con “Ultima Thule”.

ROMA. – Incontro ravvicinato della sonda New Horizons della Nasa con un fossile del Sistema Solare. Si trova nella fascia di Kuiper, ai confini del nostro sistema planetario, a circa 6,4 miliardi di chilometri dalla Terra, ed è rimasto incontaminato da almeno 4,5 miliardi di anni. I dettagli di questo incontro sono illustrati nello studio pubblicato sulla rivista Science.

L’inquilino del Sistema Solare visitato dalla sonda New Horizons è 2014 MU69 Ultima Thule, il corpo celeste più lontano mai esplorato dall’uomo. L’incontro è avvenuto il giorno di Capodanno del 2019, ma i risultati di queste osservazioni ravvicinate sono stati pubblicati solo adesso.

I dati mostrano un oggetto con un’orbita piuttosto stabile, lungo circa 32 chilometri e largo 16, con due lobi e appiattito. Come la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko della missione Rosetta. L’ipotesi degli esperti della Nasa è che Ultima Thule sia nato dalla collisione tra due piccoli corpi celesti avvenuta nelle prime fasi di formazione del Sistema Solare. Attorno a questo fossile cosmico non sono stati osservati oggetti come lune, anelli o nuvole di polveri.

“Lo studio di corpi celesti come Ultima Thule è importante perché conservano indizi sulle origini del Sistema Solare”, ha spiegato all’ANSA Andrea Longobardo, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). “Trattandosi di corpi lontani, infatti, sono ancora piuttosto incontaminati: è come se vedessimo i mattoni crudi di un futuro edificio”, ha chiarito l’esperto dell’Inaf.

Dopo avere visitato Plutone nel 2015 restituendoci le prime immagini ravvicinate del pianeta nano, la sonda della Nasa ha proseguito il suo viaggio raggiungendo la fascia di Kuiper, una cintura popolata da piccoli corpi di ghiaccio che si trova oltre l’orbita di Nettuno. “I dati pubblicati oggi – ha concluso Longobardo – sono il 10% di quelli raccolti dalla sonda Nasa su Ultima Thule, che in futuro continuerà quindi a riservarci sorprese”.