Confcommercio: “Paura e sfiducia. Consumi in stallo”

Una signora con il cestino della spesa in un supermercato.

ROMA. – La recessione ‘tecnica’ è superata, ma nell’economia reale la crescita è talmente esigua che i cittadini fanno fatica a vederla. Anzi, la ripresa può essere considerata un’ “illusione ottica”, visto che i consumi sono praticamente in stallo. A prendere in prestito questa definizione – per descrivere la situazione attuale in termini di spesa, consumi e fiducia dei cittadini – è il rapporto ‘Outlook Italia 2019’ di Confcommercio-Censis che mette in guardia su una ripresa in cui credono in pochi, anzi tanti non sanno nemmeno se essere più ottimisti o pessimisti.

C’è, infatti, un 30-40% della popolazione che non è in grado di esprimersi sul livello di fiducia che ripone nei prossimi sei mesi di vita economica. Un rifiuto di prendere una decisione, “che può portare al rischio che questi ‘non so’ attuali si trasformino in giudizi pessimisti”, avverte il direttori dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella.

I numeri parlano chiaro e quando si concentrano sulle tasche degli italiani non descrivono una situazione idilliaca: dal 2007 a oggi si sono persi circa 20.000 euro di ricchezza pro capite, mentre in termini di consumi e potere d’acquisto mancano all’appello ancora 1.000 euro a testa. A crescere sono solo i depositi a vista e il denaro contante (+3.470 euro), segnale “di una sfiducia complessiva nel sistema economico”, fa notare Bella comprendendo anche una perdita di ricchezza immobiliare di 10.557 euro pro capite in 12 anni.

Solo il 31,9% degli italiani negli ultimi mesi ha speso qualcosa in più rispetto all’anno precedente, mentre il 43% non riesce ad aumentare i consumi per colpa delle spese obbligatorie e il 51,8% se avesse qualche soldo in più, preferirebbe risparmiarlo in vista di possibili criticità.

Di fronte a questa situazione “serve un progetto credibile di riforma fiscale e taglio delle tasse” osserva il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, suggerendo che per realizzarlo “bisogna ridurre la spesa pubblica, dismettere patrimonio pubblico e recuperare risorse da evasione ed elusione”. Un punto di partenza fondamentale, per Confcommercio, resta l’abbandono “chiaro e definitivo” delle clausole di salvaguardia sull’Iva.

Tutto sommato, però, in questi ultimi anni i consumi “potevano anche andare peggio”, sostiene Bella facendo comunque notare che siccome al peggio non c’è mai limite “non vorrei che la fase di riduzione della propensione al consumo non fosse finita”.

(di Maria Chiara Furlò/ANSA)

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