Industria ancora ferma, ordini e fatturato al lumicino

Operai in industria metalmeccanica
Operai in industria metalmeccanica. (ANSA)

ROMA. – A marzo, il fatturato dell’industria italiana mantiene il segno più per il terzo mese consecutivo. Si tratta però di una crescita esile (+0,3% rispetto a febbraio e +1,3% rispetto al marzo 2018), che non ha ancora recuperato il tonfo di dicembre (-7,3% su anno) e che arriva dopo i dati ancora a segno meno della produzione industriale (-0,9% congiunturale e -1,4% tendenziale) diffusi dall’Istat nei giorni scorsi. Numeri che poco aggiungono ai dati Eurostat di oggi: l’Italia resta in coda ai paesi dell’eurozona con una crescita confermata nel primo trimestre allo 0,2% a fronte di una media dei paesi euro dello 0,4%.

A rendere ancora meno brillante il segno più del fatturato industriale, è purtroppo, la sua dinamica, frutto, ancora una volta, delle vendite sul mercato estero (+1,5%) mentre il mercato interno continua a flettere (-0,3%). Il vicepremier Luigi Di Maio evidenzia così l’andamento positivo dei dati ma evoca anche il “molto lavoro” ancora da fare, indicando proprio la necessità di sostenere il mercato interno.

Se si osserva poi il dato Istat sugli ordinativi – cioè le commesse che le aziende ricevono e che determinano i fatturati futuri – qui l’Istat registra, a fronte di un +2,2% su febbraio (che però non recupera tutto il calo del 2,7% su gennaio), un tonfo tendenziale del -3,6%, il calo più forte del 2019. Questi dati contrastanti diventano ancora più problematici quando si osserva che anche qui sono frutto (dato congiunturale) solo di ordini che arrivato dall’estero: +6,2%, a fronte di un mercato interno sempre in calo -0,5%.

Peggio poi va sul dato tendenziale. Il -3,6%, non solo è il peggiore da inizio anno ma ci dà la brutta notizia che anche i clienti esteri ci starebbero lasciando (-2,4%). Salta all’occhio, così, la differenza con la Germania: il +0,4% del prodotto interno lordo annunciato oggi appare il doppio di quello italiano, ma soprattutto è trainato da investimenti e consumi interni. Sostenere il mercato nazionale sta diventando imperativo. Lo ripetono un po’ tutti.

Quanto sia grave la situazione emerge leggendo l’andamento dei fatturati e degli ordinativi dei singoli settori industriali. Dalle asettiche tabelle dell’Istat spicca il fatto che a soffrire di più sono da un po’ di tempo i farmaceutici in continuo calo (quasi -13% sugli ordinativi e un pesante -10,3% sul fatturato a marzo). Delle due una o gli italiani sono diventati più sani o risparmiano sulle medicine che è un po’ come risparmiare sul pane.

L’Istat purtroppo non ci dice quali segmenti della popolazione sta tagliando su un bene primario come la salute. E ogni ipotesi non suffragata da dati è temeraria. Tuttavia proprio oggi la Banca d’Italia nel diffondere il suo Bollettino su “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” rende noto che ancora una volta migliorano i dati sulle entrate tributarie (+0,8%). Delle due una: o ci sono più italiani che pagano le tasse o sono aumentate le tasse pagate sempre dagli stessi.

(di Maria Gabriella Giannice/ANSA)