Migranti e famiglia, per M5s e Lega il voto è “referendum”

I due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Caso Siri
I due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. (ANSA)

ROMA. – Si gioca a suon di decreti lo scontro finale tra M5s e Lega in vista delle europee di fine maggio. Luigi Di Maio annuncia la distribuzione di un miliardo di euro alle famiglie: subito, per decreto. Quasi a voler inseguire la fortuna che gli “80 euro” portarono al Pd di Matteo Renzi alle europee del 2014. Matteo Salvini insiste sui migranti con il decreto sicurezza bis, che il suo alleato bolla senza esitare una mossa di “iniziativa elettorale”, e rilancia sul taglio delle tasse e sull’autonomia.

“La settimana prossima li porteremo in consiglio dei ministri” annuncia il leader della Lega che rispolvera il suo slogan più riuscito: “agli alleati dico: prima gli italiani”. La battaglia sembra essere arrivata davvero all’Armageddon: almeno a giudicare dal tenore delle dichiarazioni di Salvini che parla senza mezzi termini delle elezioni europee come di “un referendum sulla Lega”. Di più: “Il 26 maggio non sono elezioni europee, è un referendum tra la vita e la morte, tra passato e futuro, tra Europa libera e stato islamico” azzarda.

Ma l’alleato ironizza: “L’ultimo che ha parlato di referendum è stato Renzi e non gli è andata bene”. Poi riattacca: “Io non sfido gli italiani, li rappresento. Gli italiani alle europee dovranno scegliere tra che si vuole tenere gli indagati per corruzione nelle istituzioni e chi no. Chi abbassa le tasse nei comizi e chi, invece lo fa davvero. Chi aiuta le persone con il salario minimo, e chi non lo vuole fare. Chi dice che la donna deve stare chiusa in casa a fare più figli”.

Si vedrà ora il percorso che avranno le proposte delle due forze politiche: Di Maio ha già convocato il Forum delle associazioni familiari nel giorno della festa della Famiglia per concordare con loro il decreto sugli aiuti alle mamme. Salvini preme per portare il dl sicurezza bis in cdm anche se il premier Giuseppe Conte non sembra avere la stessa fretta. Palazzo Chigi offre la sua collaborazione al ministro dell’Interno ma spinge soprattutto sulle azioni per i rimpatri.

Argomento che resta il cavallo di battaglia del M5s per rispondere all’offensiva sui migranti della Lega. “Invece di fare il decreto per iniziativa elettorale, lavoriamoci qualche settimana, mettiamo i soldi per fare accordi con gli Stati di partenza anche per i rimpatri. Il M5s è a disposizione per aiutare il ministero dell’Interno su una cosa su cui siamo ancora fermi, rimpatri e ricollocamenti in tutto Europa” dice il vicepremier M5s.

Salvini invece glissa sulla legge sul conflitto di interessi su cui il M5s intende accelerare l’iter in Parlamento già domani portando all’esame della Commissione un pacchetto di tre proposte: sul conflitto, sulle lobby trasparenti e sulle incompatibilità dei parlamentari.

“Mi aspetto lealtà al contratto” taglia corto Di Maio cercando di intrappolare l’alleato nelle maglie dell’accordo di governo. “Tutto quello che c’è nel contratto io lo rispetto. Tutto quello che serve a lottare contro la corruzione e l’affarismo io lo condivido. Ma le emergenze per il Paese sono altre” ribatte Salvini usando la tattica praticata dai M5s nei confronti del dl sicurezza Bis.

Anche sul miliardo che i pentastellati intendono dirottare sulle mamme la Lega contrattacca facendo scendere in campo il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana. “Esprimo immensa soddisfazione e gioia per la conversione di Di Maio sulla famiglia. Di Maio è diventato un leghista, un mio discepolo” ironizza. Il M5s di contro lancia pure la sfida per riconoscere le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori anche al personale militare.

“Lunedì in Commissione voteremo compatti questo emendamento e crediamo sia arrivato il momento di chiedere ai partiti da che parte siano! Ora – è il grido di battaglia del M5s – si fa sul serio”. La sfida è a tutto campo.

(di Francesca Chiri/ANSA)