Taglio parlamentari a giro di boa. M5s: “Tappa storica”

Una veduta dell'Aula della Camera durante la discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero di parlamentari
Una veduta dell'Aula della Camera durante la discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero di parlamentari, Roma, 29 aprile 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Compie un passo decisivo la riforma costituzionale della maggioranza che taglia di oltre un terzo il numero di deputati e senatori: la Camera ha infatti approvato il testo, confermando quello trasmesso dal Senato. Si tratta della prima delle due letture conformi prevista per le riforme costituzionali e questa, potrebbe essere varata definitivamente entro Natale. “Una tappa storica” ha esultato il ministro per le riforme Riccardo Fraccaro, che può rallegrarsi del fatto che il testo sia stato sostenuto non solo da M5s e Lega, ma anche da Fi e Fdi (310 i sì), mentre ad opporsi sia stato solo il centrosinistra, Pd, Leu, +Europa e Civica Popolare e Svp (107 no).

Significativa è stata anche la compattezza di Lega e M5s che su altri temi e leggi hanno una dialettica accesa. Il ddl riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. La maggioranza, guidata dal ministro Fraccaro, sottolinea che il taglio di 345 parlamentari porterò un risparmio di spesa e renderà più agile e snello il lavoro parlamentare.

Nella dichiarazione di voto Vittoria Baldino, di M5s, sostiene che un numero inferiore di parlamentari porta “maggior autorevolezza e responsabilità” come dimostra il fatto che negli Usa i senatori di ciascuno Stato sono solo 2. Tesi appoggiate da Fdi, mentre Fi vota a favore ma con Francesco Paolo Sisto solleva una serie di “caveat”, analoghi alle critiche di chi si oppone, che lo spinge a dire che nella decisiva lettura parlamentare l’assenso degli “azzurri” dovrà essere conquistato: “il nostro è un sì condizionato”.

Pd, Leu e il centrosinistra evidenziano altri aspetti, suffraqati dalle critiche dei costituzionalisti ascoltati nelle audizioni. E’ vero che si taglia il numero complessivo dei parlamentari ma lo si fa mantenendo il bicameralismo perfetto, con l’Italia che è l’unica Repubblica parlamentare ad averlo: era meglio un unica Camera politica di 500 deputati e un Senato delle Regioni, come la riforma Boschi.

La parallela riduzione di eletti nelle due Camere comprimerà i partiti minori, non solo quelli di centrosinistra, ma anche Fdi o Fi (secondo gli attuali sondaggi) che faticheranno a entrare in Parlamento (specie al Senato) e a formare propri gruppi. Stefano Ceccanti (Pd) ha parlato di “taglio casuale numerico” solo per avere uno “spot elettorale”, mentre Riccardo Magi (+Europa) rimprovera i colleghi della maggioranza di non essere stati liberi, accusa fatta anche da Simone Baldelli (Fi), uno dei quattro di Fi a votare contro in dissenso dal gruppo.

La procedura prevede che la riforma sia esaminata dopo tre mesi nuovamente dalle due Camere, che però non potranno modificarla, potendo solo approvarla o respingerla. Al Senato la riforma potrebbe essere esaminata già da ora (la precedente lettura si è conclusa il 7 febbraio), ma lo sarà dopo le europee, mentre la Camera potrebbe rivotarlo da settembre.

A quel punto se Fi e Fdi confermassero l’appoggio non ci sarebbe nemmeno il referendum confermativo e dalla successiva legislatura la riforma diverrebbe realtà. Ma chi si oppone spera che M5s e Lega rompano il contratto e la riforma “non veda mai la luce”, come ha detto Magi.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

(di Giovanni Innamorati/ANSA)