Il voto annullato a Istanbul un golpe di Erdogan

Ekrem Imamoglu, il leader dell'opposizione in Turchia
Ekrem Imamoglu, il leader dell'opposizione in Turchia

ISTANBUL. – “Un golpe del presidente Recep Tayyip Erdogan”. Tra rabbia e indignazione, il giorno dopo l’annullamento dell’elezione di Ekrem Imamoglu a sindaco di Istanbul l’opposizione turca denuncia i rischi di una “dittatura” e invita “tutti i cittadini a unirsi per salvare la democrazia”. Al termine di una notte agitata, tra manifestazioni spontanee per le strade e rumorose proteste dai balconi percuotendo pentole e padelle, lo shock è ancora forte ma i sostenitori di Imamoglu si dicono già pronti alla nuova sfida nelle urne il 23 giugno.

E mentre la lira cade in picchiata, da Bruxelles e da diversi Paesi Ue piovono critiche: “una decisione non trasparente e incomprensibile”, l’ha definita il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. Erdogan però tira dritto: “La decisione della Commissione elettorale suprema” di ripetere il voto del 31 marzo “è un passo importante che rafforzerà la nostra democrazia. Crediamo che ci sia stata una frode organizzata nelle elezioni. La volontà di quasi 15 mila persone che avevano votato per l’Akp era stata usurpata”.

La leader di centro-destra Meral Aksener, che appoggia Imamoglu, aveva riassunto i sentimenti dell’opposizione: “La volontà popolare è stata calpestata”. Abbracciato in piazza da migliaia si sostenitori, Imamoglu ha già dovuto abbandonare la poltrona di sindaco, sulla quale era seduto da soli 20 giorni, sostituito come primo cittadino ad interim dal prefetto Ali Yerlikaya.

La battaglia per strappare Istanbul ai conservatori islamici dopo 25 anni è tutta da rifare. “Tutto andrà bene”, è la slogan con cui prova a contrastare lo sguardo cupo di Erdogan. Neppure in queste ore drammatiche ha perso il suo sorriso. E nel ritorno alle urne, scommettono i suoi, “non sarà più soltanto il candidato del Chp, ma di tutti i 16 milioni di abitanti di Istanbul”.

“Non c’è un altro esempio nella nostra storia in cui lo stato di diritto, la giustizia, la politica onesta e la stabilità economica siano stati sacrificati in nome delle ambizioni personali e delle paure di un solo uomo”, accusa il Chp, riunitosi per preparare le prossime mosse ed escludere le voci di un boicottaggio del voto.

Reazioni indignate piovono da tutta Europa. Il candidato dei Popolari alla guida della prossima Commissione Ue, Manfred Weber, ha promesso di chiudere una volta per tutte i negoziati di adesione della Turchia, che “si è purtroppo allontanata dai valori dell’Europa”. Ma Ankara ha subito alzato le barricate: “Non accettiamo critiche politicamente motivate da alcuni dei nostri interlocutori stranieri”.

Pesanti sono anche gli effetti sull’economia. In un Paese già scosso da una grave crisi, l’instabilità a Istanbul – che da sola vale un terzo del Pil nazionale – potrebbe essere difficile da digerire. Dopo aver perso nell’ultimo anno un terzo del suo valore, in poche ore la lira turca è già crollata ai minimi da ottobre.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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