Venti di guerra Gaza e Israele, oltre settecento razzi

Missili da Gaza volano verso Israele, in Gaza City
Missili da Gaza volano verso Israele, in Gaza City, 04 maggio 2019. EPA/MOHAMMED SABER

TEL AVIV. – Più passano le ore, più la crisi a Gaza rischia di trasformarsi in una guerra vera e propria. Il bilancio ad ora è pesante: la parte sud di Israele è sommersa da quasi due giorni da una pioggia di razzi, circa 700, che via via si stanno estendendo ad altre zone dello stato ebraico e che hanno fatto nel complesso quattro vittime: il numero maggiore di perdite dalla guerra del 2014.

Nella Striscia, martellata sempre più dalla risposta israeliana, il ministero della sanità di Hamas ha contato 18 palestinesi uccisi e tra questi anche un’altra donna incinta dopo quella di ieri su cui, però, Israele ha addossato le responsabilità ad “armi difettose” delle milizie di Gaza. A descrivere meglio i possibili sviluppi c’è la decisione del premier Benyamin Netanyahu di inviare alla frontiera la 7/a Brigata corazzata con eventuali “compiti offensivi” anche al di là del territorio israeliano, come ha spiegato l’esercito.

Oltre questa unità di elite, l’esercito ha dispiegato anche la Brigata di fanteria Golani. “Ho dato istruzione alle Forze Armate di continuare i massicci attacchi contro gli elementi terroristici a Gaza”, ha detto il premier Benyamin Netanyahu sottolineando che “Hamas è responsabile non solo dei suoi attacchi ma anche di quelli della Jihad islamica”. “Pagherà – ha avvertito – un prezzo molto pesante”.

La decisione di Netanyahu è stata ratificata anche dal Consiglio di difesa svoltosi oggi a Tel Aviv per 4 ore. La situazione è quindi in rapido deterioramento, tanto che l’inviato Onu in Medio Oriente Nickolay Maldenov e il ministro degli esteri della Ue Federica Mogherini condannando senza mezzi termini il lancio di razzi hanno tuttavia chiesto un ritorno alle intese precedenti l’attuale fiammata. Anche il ministro degli esteri italiano Enzo Moavero Milanesi ha sostenuto il diritto di Israele all’autodifesa premendo per il fermo delle armi.

A dare l’esatto quadro della situazione sul campo, basta citare due fatti: il primo che Israele ha ucciso a Gaza, nella prima esecuzione mirata da tempo, Hamed al-Hudari, collettore dei soldi che l’Iran invia nella Striscia ad Hamas e alla Jihad islamica. Secondo il portavoce militare, al-Hudari rappresentava “la punta di diamante dell’infiltrazione iraniana a Gaza”.

Il secondo fatto è che la donna israeliana uccisa a bordo della sua auto nei pressi del confine con Gaza è stata colpita da un missile guidato antitank Kornet, arma particolarmente sofisticata e che mostra, secondo analisti, l’intenzione di Hamas di usare l’intero arsenale a sua disposizione. Se la diplomazia, Onu ed Egitto, sembra al lavoro al Cairo nel tentativo di superare l’impasse, sul campo l’escalation è visibile. Israele, che sta aumentando la pressione, ha colpito oltre 250 obiettivi nella Striscia colpendo in larga parte postazioni di Hamas e della Jihad islamica.

Dopo aver sventato un attacco cibernetico da parte di Hamas, ha anche centrato a Gaza City il quartier generale della fazione che si occupa della cyber guerra. In Israele ci sono più di un milione di cittadini costretti a far su e giù con i rifugi al suono delle sirene. E sono stati aperti anche lontano dalla Striscia: ad esempio a Netanya che si trova a 25 chilometri a nord di Tel Aviv.

Due delle tre vittime in Israele sono state uccise da un razzo che ha centrato una fabbrica ad Ashkelon, città particolarmente presa di mira dai razzi dalla Striscia e dove è stato colpito anche il reparto oncologico dell’ospedale cittadino. Su quanto la situazione possa tenersi in questo equilibrio nessuno è pronto a scommettere: non sono pochi a sostenere in Israele che non sia facile ora fermare questo conflitto.

(di Massimo Lomonaco/ANSAmed)