Un’altra strage di piccoli migranti nell’Egeo

Nella foto d'archivio migranti salvati sulle coste dell'isola di Lesbos (Lesvos) in Grecia.
Nella foto d'archivio migranti salvati sulle coste dell'isola di Lesbos (Lesvos) in Grecia. EPA/ORESTIS PANAGIOTOU EPA/ORESTIS PANAGIOTOU

ISTANBUL. – Nuova strage di migranti nel mar Egeo. Nella rotta ‘blindata’ dall’accordo Ue-Turchia del 2016, gli attraversamenti si sono ridotti ma si continua a morire. Almeno 9 persone, 4 donne e 5 bambini, hanno perso la vita dopo che il natante su cui erano partiti dalla costa turca di Ayvalik verso le isole greche è affondato.

La guardia costiera di Ankara ne ha recuperato i corpi in mare, portando in salvo 5 loro compagni di viaggio, tra cui una donna e un altro minore. Risultano ancora disperse altre 3 persone che si trovavano a bordo, tra cui le autorità sospettano possa esserci lo scafista. Fino a sera le ricerche sono proseguite a ovest dell’isolotto disabitato di Ciplak, a circa un chilometro dalla costa turca.

Una strage che giunge a poche ore dalla morte di un altro migrante sempre nelle acque dell’Egeo ma più a sud, al largo di Bodrum. La vittima era un siriano di 37 anni.

Con l’avvicinarsi dell’estate, potrebbe esserci un’impennata dei tentativi di attraversamento, dopo che nei primi quattro mesi dell’anno i viaggi della speranza in questo tratto di mare erano diminuiti. Secondo il ministero dell’Interno di Ankara, a effettuare la traversata è stato il 17,6% in meno rispetto al 2018, scendendo a 6.864. Un calo confermato anche dai dati dell’Unhcr.

Eppure, la Turchia resta una terra di transito cruciale per i flussi verso l’Europa. A dimostrarlo è anche il drammatico ritrovamento dei corpi assiderati di sei uomini nella provincia orientale di Van, al confine con l’Iran, dopo lo scioglimento delle nevi invernali. Persone probabilmente morte nell’attraversamento della frontiera, da cui nonostante una barriera di separazione giungono ogni anno decine di migliaia di migranti asiatici.

Solo dall’inizio del 2019 le autorità turche hanno fermati 80 mila irregolari, oltre la metà afghani e pakistani. Un pugno di ferro di cui in queste ore il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ribadito il prezzo: “Se l’Europa oggi può vivere in pace – ha detto inaugurando a Istanbul la moschea più grande del Paese – è grazie alla Turchia che ospita 4 milioni di rifugiati”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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