Scontro sul Russiagate. Democratici attaccano Barr: “Ha mentito”

Russiagate: Nancy Pelosi con il martello di lego di speaker della Camera. Trump
In una foto d'archivio Nancy Pelosi, l'italoamericana quando fu rieletta speaker della Camera

WASHINGTON. – E’ scontro frontale e totale tra esecutivo e democratici alla Camera sulla gestione e le conclusioni del rapporto Mueller sul Russiagate, che scagiona Donald Trump dal sospetto di collusione con i russi ma lascia aperta l’ipotesi di ostruzione della giustizia. Ora nella bufera è finito il ministro della Giustizia William Barr, che dopo la controversa testimonianza al Senato e il rifiuto di deporre alla Camera rischia una procedura per oltraggio al Congresso o, peggio, l’impeachment, mentre vari candidati presidenziali dem ne chiedono già le dimissioni.

L’attorney general ha perso credibilità quando è stato messo sotto torchio per cinque ore alla commissione giustizia del Senato, dove ha goffamente tentato di difendere la propria gestione del rapporto Mueller, con la diffusione prima di una sintesi che assolve il presidente anche dall’ostruzione della giustizia e poi di un rapporto pieno di omissis. In una precedente audizione alla Camera, Barr aveva negato che Mueller avesse fatto obiezioni ma, prima della sua testimonianza, il Washington Post ha pubblicato una lettera in cui il procuratore speciale gli ha rimproverato di aver fuorviato deliberatamente il Congresso e l’opinione pubblica.

“Ha mentito al Congresso, è un crimine”, ha tuonato la speaker della Camera Nancy Pelosi, che in privato avrebbe definito Barr “il cagnolino” di Trump. Si tratterebbe di un reato da impeachment. “L’attacco della Pelosi è avventato, irresponsabile e falso”, ha replicato un portavoce del ministero della Giustizia. Ma Barr rischia anche la macchia di una procedura per oltraggio al Congresso dopo il suo rifiuto di deporre alla più ostile Camera, controllata dai dem, e di consegnare il rapporto Mueller completo, senza le parti secretate.

Ufficialmente il motivo è il formato della testimonianza, che consentirebbe domande anche ai membri dello staff dei deputati e udienze a porte chiuse sugli omissis del rapporto. Il presidente della commissione giustizia Jerrold Nadler ha concesso al ministro “uno o due giorni”. Poi i democratici saranno davanti ad un bivio e dovranno decidere come procedere. E dovranno farlo anche in merito al rifiuto da parte della Casa Bianca di collaborare alle varie inchieste parlamentari in corso.

Il fatto che Donald Trump non voglia onorare le richieste avanzate dal Congresso “è ostruzione alla giustizia”, ha ammonito la Pelosi. Ma la Casa Bianca resta in trincea, pronta a combattere con tutti i mezzi. Il consigliere legale della Casa Bianca Emmet Flood, in una lettera inviata a Barr il giorno dopo la diffusione del rapporto Mueller, ha censurato il procuratore speciale per non aver concluso sull’ipotesi di ostruzione della giustizia e ha affermato che il presidente ha il diritto di ordinare ai suoi collaboratori di non deporre nelle inchieste parlamentari legate al Russiagate.

Intanto la Camera sta tentando di convocare due testimoni chiave: lo stesso Mueller e l’ex avvocato della Casa Bianca, Donald McGahn.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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