Avanza la campagna d’Europa, con l’incognita alleanze

Europa: Il Parlamento europeo in seduta plenaria.
Il Parlamento europeo in seduta plenaria. EPA/PATRICK SEEGER

ROMA. – Dai programmi agli schieramenti, inizia a prendere forma la competizione tra i partiti italiani alle elezioni europee nonostante la grande incognita del Ppe verso cui Victor Orban e Matteo Salvini guardano ma dopo l’esito del voto. Mentre il leader della Lega vola in Ungheria, però, quello del M5s cerca di farsi strada puntando le sue carte sul programma elettorale in attesa di stringere qualche nuova alleanza: potrebbero essere altri tre i partiti europei ad aderire al manifesto in 10 punti lanciato da Luigi Di Maio e tra questi ce ne dovrebbe essere anche uno francese, probabilmente il Debut la France, la formazione sovranista guidata da Nicolas Dupont-Aigna.

Il salario minimo europeo, la lotta all’Austerity, il taglio ai “privilegi” dei parlamentari europei e alla sede di Strasburgo sono intanto tra i punti del programma M5s che il capo politico ha presentato dopo averli messi in votazione su Rousseau, ricevendo l’ok di poco più di 14 mila iscritti.

“Il M5s è la prima forza politica italiana in Europa a sostegno delle politiche ambientali”, ricorda il leader M5s ancora alle prese con la messa a punto delle alleanze europee con un solo obiettivo: diventare ago della bilancia nel parlamento europeo sperando che “né il Ppe né il Pse raggiungeranno il 51%”.

Il capo politico del M5s punta l’indice sull’alleato di governo che lo surclassa di netto nei sondaggi per provare a stanarne le contraddizioni: “Non ha senso fare la lotta contro l’austerity e poi allearsi con Orban”, dice proprio mentre Matteo Salvini incontra il premier ungherese dopo aver sorvolato in elicottero il muro anti-migranti.

Un incontro decisivo per delineare la futura conformazione dei gruppi a Bruxelles mentre la leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer lancia il suo avvertimento al premier ungherese: se entrerà nell’Alleanza europea dei popoli e delle nazioni (Aepn) promossa dal leader della Lega “non sarà possibile tornare nel Ppe”.

Non è il solo avvertimento che arriva ai due possibili alleati: anche il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker mette in guardia i sovranisti che già sembrano aver iniziato a ‘spartirsi’ gli incarichi di commissari. “Dirò qualcosa che non ho mai rivelato in pubblico, e cioè che nel 2014 ho respinto i candidati di sei Stati membri”, avverte dopo aver messo in guardia: “Gli entusiasti del nazionalismo stupido dovranno pagare un prezzo”.

In casa Fi intanto, mentre arrivano notizie confortanti sulla salute di Silvio Berlusconi, il partito si organizza per il voto e lo fa incontrando i rappresentanti di tutte le organizzazioni produttive italiane, tra cui anche Confindustria. Il presidente Vincenzo Boccia punta il dito contro i “partiti nazionalisti e populisti che hanno criticato per primi la manovra basata su deficit”.

Anche il Pd si concentra sulle ricette economiche con il segretario Nicola Zingaretti che riunisce il partito per esaminare un pacchetto di proposte per il programma che sarà molto concentrato sul lavoro. A Firenze Matto Renzi invita a non dividersi per guerre di rivalsa: “Guai a pensare di fare qualche giochino a bischero, come si dice a Firenze, alle europee: noi il 26 maggio dobbiamo andare a votare e votare con forza per il Pd”.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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