Due braccia robotiche in aiuto contro i lavori usuranti

Braccia robotiche: collaborano e alleviano la fatica degli operai
Braccia robotiche: collaborano e alleviano la fatica degli operai. (ANSA)

GENOVA. – Nei lavori usuranti i robot ci potranno dare una mano, anzi, due in più. Basterà indossare il sistema robotico di arti sovrannumerari sviluppato all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) per avere due braccia in più dotate di mani robotiche pronte a sollevare pesi, compiere movimenti ripetitivi o usare strumenti che generano vibrazioni fastidiose in modo da alleviare il carico che grava sulle articolazioni di spalla, gomito e polso.

Il dispositivo, appena nato nei laboratori di Genova, è l’ultimo esemplare di una nuova generazione di robot industriali che si preparano a lavorare al fianco dell’uomo in totale sicurezza per aiutarlo nei compiti più faticosi. “I robot collaborativi hanno un ampio potenziale ancora tutto da sfruttare”, spiega Arash Ajoudani, a capo del laboratorio che si occupa di interazione fisica e interfacce uomo-robot (Human Robot Interfaces and physical Interaction, Hrii).

“Il più delle volte i robot vengono progettati per condividere l’ambiente di lavoro con l’uomo in sicurezza, evitando collisioni accidentali o contatti sporadici, ma pochi sono pensati per dare assistenza attiva, ridurre gli sforzi e migliorare la produttività del lavoratore. L’impatto di queste tecnologie sarà molto rilevante, se consideriamo che le patologie del sistema muscolo-scheletrico derivanti da condizioni lavorative non ergonomiche e inadeguate costano all’Unione europea circa 240 miliardi di euro all’anno in termini di perdita di produttività e assenza per malattia”.

Da questa considerazione sono nati progetti avveniristici come il sistema robotico di arti sovrannumerari, frutto della collaborazione tra il laboratorio di Ajoudani e quello di robotica soffice (Soft Robotics for Human Cooperation and Rehabilitation, SoftBots) coordinato da Antonio Bicchi. Il dispositivo è formato da un imbrago indossabile, simile a uno zaino, a cui sono agganciate due braccia dotate di mani robotiche che il lavoratore può comandare attraverso un joystik o altre interfacce.

“Al momento stiamo facendo dei test sulla riduzione delle vibrazioni legate all’uso di utensili”, racconta Ajoudani mentre il laboratorio viene invaso dal rumore di un trapano. “Il nostro prossimo obiettivo è alleggerire il dispositivo, che ora pesa 5 chili, per poi migliorarne il design e affinare le modalità di controllo delle mani robotiche”.

Tutto nel laboratorio ruota intorno al comfort del lavoratore: lo raccontano i ricercatori, mostrando robot che monitorano la fatica fisica dell’uomo e ne prevedono i movimenti in modo da adattarsi alle sue attività, consentendogli di lavorare in maniera più ergonomica possibile.

Ci sono anche mani robotiche che offrono l’utensile giusto al momento giusto, riconoscendo perfino se l’operatore è destro o mancino, e altre capaci di apprendere abilità complesse direttamente dall’uomo per poi eseguirle o addirittura insegnarle ad altri. “Non dobbiamo pensare che i robot ci ruberanno il lavoro. Al contrario – conclude Ajoudani – potranno migliorare le nostre condizioni di lavoro”.

(di Elisa Buson/ANSA)

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