Il Pil recupera, ma la stagnazione minaccia i conti dell’Italia

Pil: Primo giorno di saldi invernali nei negozi del centro, Torino.
Primo giorno di saldi invernali nei negozi del centro, Torino. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – L’economia italiana è tornata a crescere. Con un rialzo del Pil dello 0,2% nei primi tre mesi del 2019 la fase di recessione registrata nella seconda parte del 2018 può dirsi tecnicamente archiviata, ma il pericolo per i conti pubblici si chiama ora stagnazione. Nonostante l’esultanza massiccia del governo per il risultato portato a casa (effettivamente superiore alle attese degli analisti e di Bankitalia che prevedevano un incremento, ma più modesto), in un anno il Pil è cresciuto di appena lo 0,1%.

Tanto che anche secondo l’Istat “l’ultimo anno si è caratterizzato come una fase di sostanziale ristagno del Pil, il cui livello risulta essere nel primo trimestre del 2019 pressoché invariato rispetto a quello di inizio del 2018” e inferiore ancora del 5% rispetto al livello precrisi di inizio 2008. Se insomma il calo degli ultimi due trimestri dello scorso anno è stato debole, altrettanto debole è stato il rimbalzo registrato dall’Istituto di statistica.

L’interpretazione balza agli occhi guardando alle variazioni minime dei valori assoluti: nei primi tre mesi del 2018 il Pil era pari a 403,8 miliardi di euro, scesi poi a 403,1 miliardi alla fine dell’anno e risaliti tra gennaio e marzo 2019 a 404,0 miliardi. Poco più in su di dove il prodotto interno lordo si era piazzato un anno fa.

Il confronto non è peraltro lusinghiero se si guarda al resto d’Europa: nello stesso periodo la Francia ha registrato una crescita dello 0,3%, la Spagna un inaspettato +0,7% mentre la media dell’Eurozona segna +0,4%. Il governo dovrà dunque ora fare di tutto per portare a casa il risultato indicato nel Def, un +0,2% nel corso dell’anno che secondo Giovanni Tria è addirittura superabile, purché, ha puntualizzato il ministro dell’Economia, l’Italia possa contare su una congiuntura economica internazionale favorevole. Ancora tutta da verificare.

Le incognite insomma restano: “il minimo del ciclo sembra essere alle spalle”, spiega Paolo Mameli di Intesa San Paolo, ma è probabile che il trimestre in corso “possa essere meno dinamico, per via del minor apporto dal settore manifatturiero”. Gli economisti di Confindustria parlano invece di circolo vizioso tra alto debito e bassa crescita: “nei principali paesi dell’Eurozona – sostengono a Viale dell’Astronomia – l’economia cresce di più rispetto al costo del debito. In Italia è l’opposto: ciò ha fatto aumentare il rapporto debito/Pil, in media, di 1,5 punti all’anno negli ultimi 5 anni”.

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