Lite sul taglio dei parlamentari. M5s: “Basta senatori a vita”

Una veduta dell'aula del Senato durante l'esame del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni
Una veduta dell'aula del Senato durante l'esame del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Il taglio che la maggioranza vorrebbe imporre alle Camere con la proposta di legge costituzionale per portare a 600 il numero di parlamentari (oggi sono 945) anima la discussione a Montecitorio, anche se in un’Aula semivuota, complice il ponte del primo maggio. Sul piede di guerra resta il Pd, insieme a Leu e +Europa, contrari non alla riduzione in sé ma a una riforma che definiscono chirurgica, demagogica e non organica.

Da questo scontro i 65 emendamenti presentati complessivamente. Tra questi spuntano 4 di Andrea Colletti del Movimento 5 stelle che immagina un nuovo Parlamento senza i senatori a vita di nomina presidenziale. Verrebbero sostituiti dai deputati a vita (di nomina presidenziale) o ridotti a 3, come numero massimo fra ex capi di Stato e quelli scelti dal Quirinale, per non avere un peso sproporzionato rispetto ai nuovi numeri.

La discussione del testo, approvato dal Senato a febbraio, comincia comunque alla Camera in un clima da ‘pochi intimi’. A metà mattina in Aula si contano 15 deputati, più il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. “E’ una questione su cui sono tutti d’accordo, sulla carta”, osserva Igor Iezzi, relatore leghista del disegno di legge. Ottimista il M5s che punta sui risparmi: “La riforma farà aumentare l’efficienza delle istituzioni e risparmiare ben 500 milioni di euro ogni legislatura”, elenca Fraccaro che lancia l’amo alle opposizioni perché votino a favore.

Ma il Pd resta contrario e denuncia la mancanza di norme su elettorato e funzioni del Parlamento che – rimarca – il testo ignora. I Dem sono pronti a ricorrere alla Corte costituzionale se la presidenza della Camera dichiarerà inammissibili i propri emendamenti, come è successo in commissione Affari costituzionali. Manca “la ratio di questo intervento e la finalità”, denuncia Riccardo Magi di +Europa che tra le obiezioni solleva anche quella sui senatori a vita, dato che la loro rilevanza cambierebbe se cambia il totale dei rappresentanti a Palazzo Madama.

Stessa questione prevista in 4 dei 6 emendamenti presentati da Colletti, unico deputato della maggioranza a proporre modifiche. Ad animare l’Aula anche le polemiche sulla lettera inviata a nome del governo dal sottosegretario Mattia Fantinati ai presidenti delle Camere per introdurre il voto con impronte digitali alle Camere. “Esiste già”, fa notare il capogruppo di Leu Federico Fornaro che chiede, soprattutto, di rispettare l’autonomia parlamentare. Si accoda Enrico Borghi del Pd rivolgendosi al presidente Fico perché eviti “il silenzio da Sibilla Cumana”.

(di Michela Suglia/ANSA)

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