Shock Indonesia, trecento scrutatori “morti per la fatica”

Indonesia, scrutatori trasportano le urne dopo il voto.
Shock Indonesia, 300 scrutatori "morti per la fatica"

ROMA. – Oltre alla quasi certa conferma del presidente uscente Widodo, le elezioni tenutesi in Indonesia, il terzo esercizio di democrazia più grande del mondo, hanno prodotto un altro risultato, ben più clamoroso: quasi 300 scrutatori sono morti per sfinimento o malattie e altri incidenti collegati alla fatica, e oltre duemila si sono ammalati.

Lo rivela a distanza di oltre dieci giorni dal voto la Commissione elettorale nazionale indonesiana (Kpu): “Finora 287 scrutatori in tutto il Paese sono morti e 2.095 si sono ammalati”, con varia gravità, ha dichiarato Arief Priyo Susanto, portavoce del Kpu, in un ultimo bilancio citato dal quotidiano di Singapore Straits Times.

Parole che hanno fatto il giro del mondo. A questi, ricorda il comitato elettorale, si devono aggiungere almeno 18 membri delle forze dell’ordine, per un totale di oltre 300 morti. Vittime, ha dichiarato Susanto, di “malattie collegate alla fatica”. Vittime di un superlavoro che era, prevedibilmente, nei numeri di queste eccezionali elezioni.

Il 17 aprile è stato infatti la prima volta in assoluto che la grande federazione-arcipelago asiatica di quasi 270 milioni di abitanti (il quarto Paese più popoloso al mondo dopo Cina, India e Stati Uniti, la terza democrazia), votava contemporaneamente e in un solo giorno per le presidenziali, per eleggere i 275 deputati dell’Assemblea nazionale fra 16 partiti e anche per le assemblee regionali e distrettuali: un totale di 245.000 candidati per 20.000 seggi.

Erano previste cinque schede, ognuna con un sistema di voto diverso, per ogni elettore. Un esercizio protetto da 420.000 militari e oltre 440.000 agenti e svoltosi per lo più pacificamente, seppure con la denuncia di qualche broglio. In totale gli indonesiani con diritto di voto sono 193 milioni, di cui il 40% ha fra i 17 e i 35 anni, e l’affluenza è stata anch’essa un record assoluto: l’80%, pari a 155 milioni circa.

Un primato assoluto, considerando che nelle prime elezioni libere, nel 1999, un anno dopo la caduta del dittatore Suharto, votò solo il 7,3%. Un’impresa colossale, se si considera che in India, la più grande democrazia al mondo con quasi un miliardo di elettori, si vota Stato per Stato, a rotazione, nell’arco di quasi un mese.

Gli scrutatori erano sei milioni fra le 810.000 sezioni elettorali distribuite sulle 17.500 isole che compongono l’arcipelago e le sedi di raccolta dei voti. Sei milioni che hanno svolto un lavoro immane, contando tutte le schede a mano, in una maratona durata giorni e notti. E con le schede scrutinate trasportate in pesanti casse a spalla e a piedi fino ai centri di raccolta.

Oggi il presidente del Kpu, Arief Budiman, ha fatto una specie di mea culpa, riconoscendo che i sei milioni del personale elettorale e gli addetti alla sicurezza sono stati sottoposti a un lavoro eccezionalmente duro e prolungato. Già il 23 aprile il ministero della Sanità aveva emanato una circolare raccomandando che ospedali e ambulatori fornissero il servizio migliore possibile al personale elettorale ammalato.

E il ministero delle Finanze sta già lavorando ai risarcimenti dovuti alle famiglie delle vittime del titanico sforzo democratico. Il risultato, tuttavia, a 12 giorni dal voto, non è ancora ufficiale, anche se Joko Widodo, che corre per un secondo mandato, è dato ufficialmente in testa, con uno scarto di 9-10 punti percentuali sul rivale Prabowo Subianto, battuto per la seconda volta.

(di Fabio Govoni/ANSA)

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