L’allarme dell’Fbi: “Minaccia russa sul voto del 2020”

Agenti dell'Fbi effettuano ricerche al computer.
Agenti dell'Fbi effettuano ricerche al computer.

WASHINGTON. – La Russia lavora 365 giorni l’anno per minare la democrazia in America. E la minaccia che grava sulle elezioni presidenziali del 2020 è altamente significativa. Il grido d’allarme è del numero uno dell’Fbi, Cristopher Wray, che lancia un appello all’amministrazione Trump per rafforzare le difese: non solo nei confronti degli hacker di Mosca, che faranno di tutto per interferire sul voto in Usa come su quello in Europa, ma anche verso altri Paesi come la Cina, che vuole strappare agli Stati Uniti la leadership mondiale su tutti i fronti e ricorrendo ad ogni mezzo.

L’Fbi, insieme a tutte le principali agenzia di intelligence americane, dalla Cia alla Nsa, ha già messo in campo un piano per sviluppare le operazioni di controspionaggio, ha spiegato Wray, schierando nuovi agenti ed analisti confluiti in una Foreign Influence Task Force, il cui nocciolo è costituito da un gruppo di una quarantina di esperti di cyber guerra. Il loro compito è di combattere ogni tentativo di influenza, di intrusione e di sabotaggio del processo elettorale americano.

Il direttore dell’Fbi ha messo quindi in chiaro come quella dei russi sia un’azione prolungata che dal voto per la Casa Bianca del 2016 non si è mai fermata: anzi si è sviluppata, raggiungendo dei livelli di ingerenza e di interferenza senza precedenti. “Dal 2016 abbiamo compiuto passi enormi per difenderci – ha affermato il numero uno del bureau investigativo – con una collaborazione sempre più stretta sia con le agenzie federali competenti, sia con i servizi di intelligence sia con la Silicon Valley”.

In particolare in alcune aziende come Facebook si sono costituite già nel 2018 delle ‘war room’ per controllare il flusso di dati sui social media e scovare fake news o altre forme di interferenze sul regolare svolgimento delle campagne elettorali. “Ma – ha ammonito Wray – la realtà è che i nostri avversari si sono adattati e hanno alzato il livello della sfida”, con le elezioni di metà mandato del 2018 che per il Cremlino di Vladimir Putin sono state solo “la prova generale per il 2020”.

Intanto il senatore repubblicano di origini cubane ed ex candidato alla Casa Bianca, Marco Rubio, ha confermato quello che il procuratore speciale Robert Mueller ha già scritto nel suo rapporto sul Russiagate: hacker russi violarono nel 2016 il sistema elettorale della Florida per sabotare le operazioni di voto. La Florida fu vinta da Donald Trump con uno scarto minimo dell’1,2% su Hillary Clinton (49% contro 47,8%). Rubio, membro della commissione intelligence del Senato, ha parlato in particolare dell’intrusione in una contea del Sunshine State, la Volusia County, dove Trump si impose col 54,8%.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)