ROMA. – Anche se tra mille difficoltà, il decreto crescita è pronto a vedere la luce. Il secondo passaggio in consiglio dei ministri si è reso necessario per mettere fine ad una lunga e tormentata gestazione su alcune misure cardine, che poco hanno a che fare con il rilancio vero e proprio dell’economia, ma che molto invece pesano dal punto di vista politico: dai rimborsi per i risparmiatori, che hanno tenuto il governo impegnato fino a qualche settimana fa, al più attuale Salva Roma, fino ad Alitalia, perenne terreno di scontro e di emergenza.
Il metodo scelto per i rimborsi sarà quello del ‘doppio binario’ concordato a inizio mese con la maggior parte delle associazioni dei risparmiatori colpiti dai crack bancari: l’indennizzo arriverà automaticamente (senza ricorso ad alcun arbitro terzo) ad obbligazionisti ed azionisti con 35.000 euro lordi di reddito imponibile o 100.000 euro di beni mobiliari. Per tutti gli altri casi sarà invece previsto il ricorso a un “arbitrato semplificato” da una tipizzazione delle violazioni massive, davanti ad una commissione ad hoc di 9 esperti.
Secondo il governo saranno in questo modo salvaguardati in modo automatico il 90% dei risparmiatori, non contravvenendo allo stesso tempo alle regole europee in materia. La norma su Alitalia consentirà invece l’eventuale ingresso del Mef nel capitale della compagnia, cancellando la previsione di una data fissa (finora periodicamente procrastinata di sei mesi in sei mesi) per la restituzione del prestito ponte.
Più complessa la partita sul cosiddetto Salva Roma. Per arginare le proteste della Lega, il viceministro all’economia Laura Castelli ha ribattezzato la norma Risparmia-Italia, allargando la visuale sul lavoro portato avanti per tutti i Comuni. Per le amministrazioni locali, Castelli annuncia infatti misure di salvataggio che permettono a Cdp di rinegoziare e sospendere per 2 anni i mutui delle città capoluogo e che consentono di rinegoziare le anticipazioni per i pagamenti dei debiti della PA.
Infine la pagina dedicata alla crescita che, secondo le stime contenute nel Def, permetteranno quest’anno di raggiungere una crescita dello 0,2%. Ancora asfittica, ma comunque migliore dello 0,1% altrimenti raggiungibile. Sul fronte fiscale, per le imprese tornerà il superammortamento al 130% sui beni strumentali e si dirà addio alla mini-Ires introdotta dalla legge di bilancio, sostituita da un graduale taglio dell’aliquota sugli utili reinvestiti: si passerà quindi dal 24% al 22,5% quest’anno, al 21,5% nel 2020, al 20,5% nel 2021 e al 20% a regime dal 2022. Salirà progressivamente la deducibilità dell’Imu sui capannoni, dal 50% fino all’80%.
Molti gli incentivi: dalla proroga di quelli per Ricerca e sviluppo e rientro dei cervelli, a quelli per l’aggregazione di imprese, fino al rafforzamento di ecobonus e sismabonus, esteso alle zone sismiche 2-3, non solo alla zona 1. Per evitare nuovi casi Pernigotti, arriva infine il registro dei marchi di interesse nazionale, tutelati con un fondo da 100 milioni di euro. Per contrastare l’italian sounding arriva un contrassegno di Stato ‘made in Italy’, da usare sui mercati extra-Ue, volontario e a pagamento.