Il Parlamento Europeo contro populisti e sovranisti, ira M5s

Il Parlamento europeo. Incandidabili
Il Parlamento europeo.

STRASBURGO,. – L’affinità politica. Si gioca tutta su questo concetto la stretta sui gruppi politici approvata oggi dal Parlamento europeo. Il via libera al testo che ha fatto infuriare la squadra degli eurodeputati M5S e della Lega, che hanno votato compatti contro, riguarda l’interpretazione restrittiva di un comma del proprio regolamento, che sancisce di fatto che nella costituzione di un nuovo gruppo i membri dovranno dichiarare di condividere la stessa affinità politica.

“Un colpo di coda dei vecchi partiti”, ha tuonato Fabio Massimo Castaldo (M5S), che ha parlato di un “tentativo estremo e disperato di contrastare le tantissime forze nuove e del cambiamento che si rafforzeranno alle prossime elezioni”. La blindatura del Parlamento Ue contro i populisti ed i sovranisti arriva mentre proseguono a ritmo serrato le consultazioni fra M5S da una parte e Carroccio dall’altra con partiti, partitini e movimenti europei con l’obiettivo di costituire nuovi gruppi a Strasburgo che abbiano un peso politico non indifferente nella prossima legislatura e non ricalchino i vecchi assembramenti.

Un lavoro che coinvolge tutte le forze, da destra a sinistra. Un cantiere aperto tra chi elabora cordoni sanitari anti-sovranisti, chi ritira fuori dal cassetto vecchie alleanze, chi lascia aperta la porta al dialogo o chi invece attende che gli effetti della Brexit si concretizzino se ci sarà il voto di Londra a fine maggio. Il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani ha ricordato di essere stato eletto “da una maggioranza composta da Popolari, Liberali e Conservatori”, ma si è detto convinto che “non si possa fare un’alleanza Popolari-sovranisti a meno che i sovranisti non aderiscano e non cambino posizione e diventino conservatori”.

La questione investe direttamente il gruppo Ecr, dove siedono FdI e i polacchi del Pis, quest’ultimi tentati da un’alleanza più a destra ma disturbati dalla presenza di Marine Le Pen per la sua vicinanza alla Russia, motivo che ha creato malumori. In questo scenario un peso lo potrebbe avere il voto britannico, che andrebbe ad ingrossare le fila dei Conservatori, oltre che dei Socialisti.

Ma nel caso Londra non votasse il 26 maggio l’Ecr si troverebbe orfano con poche forze in campo e potrebbe a quel punto invocare l’aiuto delle destre, e di Matteo Salvini. Un ruolo non secondario lo giocheranno i Popolari tentati dal ricreare una grossa coalizione ma anche attenti a quanto accade più a destra.

Fonti interne al partito mostrano cautela su una eventuale apertura a Salvini, anche perché – secondo quanto si apprende – i popolari tedeschi non permetterebbero mai che il leader della Lega possa accedere a una posizione di potere in Europa, né tantomeno accetterebbero di poter lavorare insieme all’Afd, alleato futuro della Lega.

A tagliare corto, il loro capogruppo Manfred Weber, l’uomo del compromesso, che in un dibattito tv con Frans Timmermans ha chiuso la porta alla leader del Rassemblement National Marine Le Pen, con l’ambizione di lavorare per “un’Europa ambiziosa per rafforzare la cooperazione europea”, progetto che “non è possibile con l’estrema destra e i populisti”.

(di Giuseppe Maria Laudani/ANSA)

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