Truffa a assicurazioni, mille euro per un braccio rotto

Due agenti di Polizia intercettano al computer le chat e le chiamate telefoniche
Due agenti di Polizia intercettano al computer le chat e le chiamate telefoniche. ANSA/US POLIZIA

PALERMO. – La contabilità veniva tenuta con precisione in una sorta di libro mastro: ai nomi delle vittime seguivano le cifre corrisposte per ogni falso incidente. Il prezziario dell’orrore, ritrovato dagli inquirenti, ha confermato i sospetti degli investigatori che hanno scoperto l’ennesima maxitruffa alle assicurazioni. Un raggiro da 2 milioni di euro pensato da tre organizzazioni criminali, ciascuna con un suo capo, che si erano spartite la città di Palermo.

Oltre 250 gli indagati, 42 i fermi per una inchiesta che squarcia il velo su una realtà fatta di povertà e degrado e racconta di persone disperate disposte a farsi menomare da veri e propri spaccaossa pur di intascare qualche migliaio di euro per pagare le bollette. Non è la prima volta che i magistrati palermitani si imbattono in storie simili. Quello di oggi è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che nei mesi scorsi ha già portato in carcere decine di persone.

Il meccanismo è quello del passato: la banda, che gode della complicità di periti assicurativi, medici e vittime, simula incidenti mai avvenuti per intascare i premi che divide con gli altri protagonisti del raggiro. In alcuni casi, per rendere più verosimile la messa in scena, alla falsa vittima del sinistro sono state procurate menomazioni fisiche anche gravissime come fratture e rotture di arti.

“Sembrava una gallina quando gli stirano il collo”, commentava una delle fermate non sapendo di essere intercettata riferendosi a una delle persone reclutate per la truffa a cui era stato spezzato un braccio. “La casa si trovava a piano terra, è uno stabile di tre piani, a Bagheria – ha raccontato una delle persone rimaste vittima delle lesioni – Tra le persone presenti uno di questi mi è stato indicato come ortopedico e questo mi ha spiegato come avrebbe proceduto a fratturarmi il braccio. Mi hanno fatto stendere a terra a pancia in giù, dopo avermi anestetizzato il braccio con una bottiglia ghiacciata. Mi hanno fatto mettere il braccio su due mattoni, dopo avermi scorticato la mano ed il ginocchio per procurarmi escoriazioni che simulassero l’incidente. Dopo che ho disteso il braccio, per due volte mi hanno scagliato addosso qualcosa che io non ho visto e mi hanno rotto il braccio in due punti diversi”. “Sentivo che i presenti si stavano organizzando per mettere 100 euro ciascuno per darmi i 1.000 euro che mi avevano promesso”, ha detto ai pm. Alla donna, come alle altre vittime, veniva poi suggerita la versione da dare all’ospedale.

La Guardia di Finanza, che ha condotto l’indagine insieme alla polizia, ha accertato che l’organizzazione aveva tentato di mettere a segno un falso incidente sul traghetto Palermo-Genova. Un passeggero aveva detto di essere caduto dalle scale della nave fratturandosi le gambe mentre in realtà gli arti gli sarebbero stati spaccati appositamente sul traghetto. L’uomo a Genova è stato poi ricoverato in Rianimazione per un’embolia polmonare a seguito delle gravi fratture.

Le indagini si sono anche avvalse della collaborazione di tre uomini che erano stati arrestati lo scorso agosto che hanno raccontato che vittime venivano scelte tra i tossicodipendenti, persone con disturbi psichici e donne che in condizioni di povertà che si prestavano a mettere in scena i falsi incidenti. Tra i fermati anche un avvocato. Gli investigatori hanno anche effettuato una serie di sequestri di beni: ancora da quantificare l’importo. Uno dei capi, Domenico Schillaci, titolare di un bar, viaggiava a bordo di una Porsche ed era proprietario di un gommone fuoribordo e di una potente moto.

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