‘Ndrangheta: trentuno arresti, colpita la cosca dei “Piscopisani”

La sede della Questura di Vibo Valentia. 'Ndrangheta
La sede della Questura di Vibo Valentia. (ANSA)

VIBO VALENTIA. – Puntavano in alto i “Piscopisani”, quel piccolo gruppo criminale sorto nella frazione “Piscopio” di Vibo Valentia, da cui ha preso il suo nome, voleva addirittura spodestare la cosca dei Mancuso, che fa parte della storia della ‘ndrangheta e che ha esteso i suoi tentacoli su buona parte del territorio nazionale ed all’estero.

Malgrado l’evidente sproporzione di forze ci hanno provato, i “piscopisani”, a scalzare i Mancuso dalla loro posizione dominante sul territorio. Non ci sono riusciti sia per la reazione veemente dei Mancuso, ed in questo senso si spiegherebbero alcuni omicidi nelle fila del gruppo criminale emergente, sia per la risposta ferma della Dda di Catanzaro, che non ha fatto mancare il suo contrasto con inchieste ed arresti. Fino al colpo definitivo assestato con l’operazione “Rimpiazzo”, il cui nome esplicita significativamente il tentativo dei “piscopisani” di spodestare i più blasonati rivali dal controllo delle attività illecite nel vibonese.

L’operazione, condotta dallo Sco e dalla Questura di Vibo Valentia, sotto le direttive, rispettivamente, del Direttore Alessandro Giuliano e del Questore Andrea Grassi, ha portato all’arresto di 31 persone stroncando, forse definitivamente, l’ascesa di un gruppo criminale che aveva fondato la propria forza sulla spavalderia e sulla determinazione, manifestatesi soprattutto con le vittime delle estorsioni messe in atto a tappeto sull’intero territorio del vibonese.

Non solo: i “piscopisani” aspiravano ad estendere i loro interessi anche nel nord Italia, tanto da avere impiantato una propria base operativa a Bologna, dove sono state sequestrate armi che erano nella loro disponibilità, a dimostrazione delle mire espansionistiche del gruppo. Ma c’é di più: i “piscopisani” avrebbero “piazzato” cocaina anche a Palermo. Lo dimostra il fatto che consistenti quantitativi di droga sono stati sequestrati, nel corso delle indagini, proprio nel capoluogo siciliano.

Le vaste ramificazioni dei “piscopisani” sono confermate dal fatto che l’operazione ha riguardato, oltre al vibonese, le province di Reggio Calabria, Palermo, Roma, Bologna, L’Aquila, Prato, Livorno, Alessandria, Brescia, Nuoro, Milano e Udine. L’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro ha consentito di bloccare l’ascesa del gruppo criminale vibonese. Da qui l’importanza dell’operazione “Rimpiazzo”.

Opportunamente sottolineata, in primis, dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che, in una dichiarazione, nel ringraziare le forze dell’ordine e gli inquirenti, ha sottolineato che “operazioni di questo tipo mandano un segnale preciso ai clan: c’è tolleranza zero, lo Stato è più forte di voi”.

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