Design: habitat terapeutici, interni per bimbi autistici

Design: Bambino dorme con la sua tartaruga gonfiabile.
Design, è tempo di habitat terapeutici, ecco gli interni per bimbi autistici. (ANSA)

MILANO. – La tartaruga si gonfia e respira adattandosi al battito cardiaco, la scimmia dispensa quegli abbracci che altrimenti verrebbero accolti a fatica: sono pensati per bambini autistici, ma sono perfetti per tutti Heartle e Memon, i peluche che accolgono i visitatori di ‘Interno per persona con autismo’, uno dei progetti della sezione ‘social’ della Repubblica del Design, nuovo distretto del FuoriSalone in zona Bovisa, periferia che ospita una sede del Politecnico di Milano.

E sono proprio gli studenti ad aver realizzato il progetto ‘Design for autism’, in collaborazione con la Fondazione Trentina per l’Autismo Onlus e con POLI.social, il programma di responsabilità sociale del Politecnico. I ragazzi hanno immaginato una giornata tipo di un bambino autistico, cercando di rispondere alle sue necessità: ecco Dila, il Gps localizzatore nascosto nella suola delle scarpe o nel portachiavi; ‘Rabble’, la borsa che aiuta a calmarsi grazie alla morbida tasca sensoriale dove sprofondare le mani e al cappuccio isolante che filtra l’eccesso di rumore.

E poi Eta, il peluche interattivo che legge le emozioni e le comunica all’esterno, ‘U paint’, il tavolo da gioco morbido e modulare, ‘Sunny maze’, il dondolo collettivo con al centro un labirinto dove far scivolare una pallina, ‘Peripolis’, il gioco in scatola che insegna ad affrontare i pericoli della città, ‘Sleep beat’, il sistema notte con sensori integrati che fa scattare delle luci di soccorso quando il bambino si alza o si agita.

Un progetto che coinvolge tutti gli ambienti, con ‘la guida pratica alla realizzazione della casa autistica’, che propone l’utilizzo di stencil per rendere chiare funzioni e ordini, divani e arredi componibili, letti rotondi che permettono di essere orientati in qualsiasi direzione o altri incastonati in una nicchia, aree filtro per vedere sentendosi comunque protetti.

Piccole soluzioni che cambiano la vita come quelle pensate da varie aziende per i malati di Huntington, dal copriletto metà in canapa metà in cotone della manifattura tessile Prete, che si consuma in maniera proporzionale al movimento di chi lo usa, ai sistemi di arredi con maniglie di design di Proma. E poi progetti più ampi come ‘Magika’, la stanza sensoriale con proiezioni e materiali tattili, pensata per stimolare i bambini autistici, o ‘Grace’, il progetto che vuole aiutare i ricordi nelle persone affette da Alzheimer.

Se per il loro progetto gli studenti del Politecnico hanno anche realizzato un video in soggettiva che riproduce l’esperienza di una persona con autismo in metropolitana, tra suoni troppo forti, luci accecanti, colori che depistano, da ‘Prospettive variabili’ – progettato dal gruppo PR5 e FramLab – l’invito è quello di cambiare prospettiva, con una parte della mostra ad altezza sedia a rotelle e le pareti dell’allestimento dotate di fori, per far capire ai visitatori come ci si sente a essere perennemente osservati.

“Essere misurati all’ingresso, non riuscire a vedere un quadro, dover chiedere aiuto per aprire una porta, sono alcune delle esperienze che il visitatore – spiegano gli organizzatori – si trova ad affrontare. Queste esperienze scomode e a volte irritanti sono, invece, la normalità per una persona in sedia a rotelle. Lo spettatore scopre nuove prospettive, mettendosi in gioco grazie ad un itinerario capace di generare empatia e propone situazioni diverse che non si soffermano su immagini e questioni invalidanti, ma danno un concetto alternativo per favorire la nascita di nuove angolazioni e visioni”.

All’interno della mostra, sistemi di esposizione a cordicelle che permettono di abbassare le opere ad altezza di qualsiasi sguardo, sdraio a rotelle per andare al mare e surf con seggiolino, borse con fondo rigido pensate per chi vive in sedia a rotelle ma belle e pratiche per tutti. A facilitare gli spostamenti le guide di Scivola, progetto pilota che si propone di individuare, sperimentare, condividere micro interventi temporanei replicabili per migliorare l’accessibilità degli eventi.

(di Gioia Giudici/ANSA)

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