In Italia diciannovemila medici stranieri: “Aprire i concorsi del Servizio sanitario nazionale”

Medici in ambulatorio.
Medici in ambulatorio.

ROMA. – Aprire i concorsi per lavorare nel Servizio sanitario nazionale italiano anche ai 19 mila medici di origine straniera presenti in Italia che non possono farli perché non hanno la cittadinanza italiana e riconoscerla loro una volta superata la prova. Medici che lavorano nell’85% dei casi nel privato poiché, non avendo per lo più la cittadinanza italiana o di un paese comunitario, non possono accedere ai concorsi pubblici.

La proposta, per far fronte alla carenza di camici bianchi prevista per i prossimi anni in Italia a causa dei pensionamenti, arriva dal presidente dell’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi) e consigliere dell’Ordine dei medici di Roma Foad Aodi. “Apriamo i concorsi anche ai medici stranieri che già lavorano da tempo in Italia, a condizione che, una volta superato il concorso, ottengano la cittadinanza”, afferma Aodi.

Oggi, spiega, “il 65% di questi medici non ha la cittadinanza italiana ed anche il riconoscimento del titolo ha tempi lunghi. Quando finalmente ottengono il riconoscimento, iniziano a lavorare in genere con contratti a termine. E poi, quando le strutture bandiscono un concorso, vengono congedati perché per partecipare, oltre ai titoli, occorre il requisito della cittadinanza”.

E nel privato non va meglio: “Vengono proposti contratti a termine, a volte capestro, tanto che in molti si rivolgono poi all’Ordine perché non vengono neppure pagati”. Di contro, la carenza di specialisti aumenta: “Dall’inizio del 2018 ad oggi – afferma Aodi – ci è arrivata una richiesta per più di mille medici, soprattutto anestesisti e ortopedici, e principalmente da strutture del Nord Italia”.

E la situazione nel pubblico peggiorerà nei prossimi anni. Sarà il 2025, infatti, l’anno nero per il Ssn: per quella data, la cosiddetta ‘gobba pensionistica’ toccherà il suo apice e, se non arriveranno nuovi specialisti a sostituirli, il Servizio sanitario, avverte la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), rimarrà senza chirurghi, anestesisti, medici di famiglia.

Ben 60mila professionisti, tra specialisti impegnati negli ospedali e nelle strutture private e medici di medicina generale, mancheranno all’appello secondo una recente indagine Amsi. Eppure i medici, nel nostro paese, ci sono: “Sono più di diecimila – sottolinea Aodi – i giovani laureati e poi imprigionati nell’imbuto formativo, perché non vengono finanziate sufficienti borse per specializzarli.

E, senza correttivi, diventeranno 19mila nel 2021, quando si laureeranno gli studenti immatricolati in sovrannumero per ricorso al Tar. A loro si aggiungono appunto i 19mila medici, per lo più specialisti, di origine straniera, che lavorano con contratti a termine e, in mancanza di cittadinanza, non possono accedere ai concorsi. Ma anch’essi se ne stanno andando dall’Italia, attratti da offerte di lavoro più convenienti e più stabili in altri paesi”.

Come risolvere, dunque, la carenza di specialisti? “Per prima cosa, facendo specializzare i medici che escono dalle nostre università e in secondo luogo velocizzando il riconoscimento dei titoli per i medici stranieri già specializzati e permettendo loro l’accesso ai concorsi”.

Una proposta condivisibile secondo il presidente Fnomceo Filippo Anelli: “Per fronteggiare la prevista mancanza di specialisti a breve, è valida la richiesta di reclutare anche i medici stranieri con titolo riconosciuto in Italia, ma la priorità – conclude – è innanzitutto far accedere alle specializzazioni i 10mila giovani laureati ad oggi esclusi”.

(di Manuela Correra/ANSA)