Haftar bombarda l’aeroporto, migliaia in fuga da Tripoli

Militari libici a bordo di una cassone. Libia
Haftar bombarda l'aeroporto. (ANSA)

IL CAIRO. – Nel suo assalto a Tripoli e al controllo dell’intera Libia, il generale Khalifa Haftar ha iniziato a picchiare duro e a colpire con raid aerei uno degli organi vitali della capitale: l’aeroporto Mitiga, l’unico che era ancora in funzione ma che ora è stato chiuso dopo la strage sfiorata di pellegrini a bordo di un aereo.

Sul fronte diplomatico e degli equilibri regionali e mondiali scossi dall’operazione ‘Diluvio di dignità’ lanciata giovedì scorso dal maresciallo di campo cirenaico, gli Usa hanno ribadito il veto contro una presa di Tripoli, la Francia ha cercato di fugare l’impressione che Parigi appoggi il generale addirittura sul terreno mentre l’Ue ha invocato una tregua.

La svolta della giornata sono stati i raid di due aerei dell’Esercito nazionale libico (Lna) – di cui Haftar è comandate generale – che hanno colpito lo scalo Mitiga, quello situato alla periferia est della città, a soli 8 km dalla centralissima piazza dei Martiri. La pista è stata danneggiata provocando la chiusura dell’aeroporto e scene di panico. Su una delle piste c’era anche un aereo diretto in Arabia Saudita per portare circa 200 pellegrini alla Mecca e questa circostanza ha consentito a un consigliere comunale, Ahmed Wali, di denunciare che “si è sfiorata la strage”.

“Quest’attacco costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario”, ha tuonato l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè, condannando i raid direttamente attribuiti ad Haftar. Vittime però non state segnalate: il numero di morti dei cinque giorni di conflitto resta così a 32 mentre i feriti sono una cinquantina. Il bilancio tuttavia potrebbe essere provvisorio dato che vengono segnalati scontri a sud e nord (al campo Yarmuk) dell’aeroporto internazionale, quello chiuso dal 2014 ma ancora strategico.

Gli sfollati creati dai combattimenti sono almeno 2.800 e l’Onu ha denunciato difficoltà a soccorrere i feriti o ad evacuare i civili dalle zone dove si combatte. Dopo le proteste di Fayez al-Sarraj per l’appoggio francese al generale che lo ha “pugnalato alle spalle” subito dopo aver stretto accordi ad Abu Dhabi, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiamato il premier per dichiarargli direttamente il rifiuto di Parigi dell’attacco alla capitale e la necessità di mettere fine all’aggressione.

Un media libico come il Libya Observer però ha segnalato la presenza di “esperti militari” francesi a Garian, la città presa da Haftar cento km a sud di Tripoli e da dove ieri ha sparato razzi di tipo Grad. Intervenendo con tutto il suo peso in questo nuovo aggravarsi della crisi libica ormai in corso dal 2011, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha chiesto ad Haftar di “fermare immediatamente” l’offensiva contro Tripoli, sostenendo che “non c’è una soluzione militare al conflitto”.

Mentre i Paesi dell’Ue “sono uniti” nel sollecitare le due fazioni a concordare “una tregua umanitaria”, “evitare qualsiasi ulteriore escalation militare e a tornare al tavolo del negoziato”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Federica Mogherini al termine di un Consiglio Esteri cui ha partecipato la vice ministro agli Esteri Emanuela Del Re.

Nel consesso, da parte italiana, è stato ripetuto come si stia seguendo con grande preoccupazione la situazione di sicurezza sul terreno e come Roma creda fermamente che non esista una soluzione militare al conflitto libico. La necessità di un “ritorno dell’esercito” di Haftar “da dove è venuto”, ossia nell’est della Libia, è stata inoltre sottolineata dall’ambasciatore d’Italia in Libia, Giuseppe Buccino, che ha incontrato Sarraj a Tripoli.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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