Bouteflika si arrende, si dimetterà entro il 28 aprile

Manifestazione di protesta in Algeria contro il Presidente Abdelaziz Bouteflika
Manifestazione di protesta in Algeria contro il Presidente Abdelaziz Bouteflika. EPA/MOHAMED MESSARA

IL CAIRO. – La campana della fine politica dell’infermo Abdelaziz Bouteflika invocata dalle strade di Algeri aveva già risuonato la settimana scorsa con un pronunciamento dei potentissimi militari ma ora c’é pure una data entro la quale il presidente algerino si dimetterà dopo un ventennio di potere: il 28 aprile, come appena annunciato dalla presidenza. Ma prima di uscire in sedia a rotelle e difficoltà a parlare dalla storia dell’Algeria, l’82enne capo di Stato – o almeno chi può manovrare a suo nome – varerà non meglio precisate “importanti misure per assicurare la continuità del funzionamento delle istituzioni dello Stato durante il periodo di transizione” che inizierà appunto con le sue dimissioni, è stato annunciato.

Non è più dunque chiaro quanto rimarrà in piedi della complessa procedura prevista dall’articolo 102 della Costituzione, quello invocato martedì scorso dal capo di Stato maggiore delle forze armate Ahmed Gaid Salah per ottenere la revoca del mandato di Bouteflika e per portare il Paese alle elezioni al massimo in quattro mesi e mezzo sotto l’interim istituzionale del presidente del Senato, Abdelkader Bensalah.

Neanche 24 ore prima era stato annunciato un altro elemento di questa transizione già in corso: il nuovo esecutivo del neo-primo ministro Nourredine Bedoui in cui il generale Salah resta viceministro della Difesa. Gli annunci sono arrivati dopo una quarantina di giorni di manifestazioni di piazza, con cortei anche di diverse centinaia di migliaia di persone ad Algeri il venerdì, organizzate dapprima per impedire una quinta candidatura del presidente sparito dalla vita pubblica a causa di un ictus che lo colpì del 2013 e poi per chiederne le dimissioni.

Cortei oceanici (almeno due volte ad Algeri si è parlato di un milione di persone in strada) per reclamare la caduta del sistema di potere algerino accusato di corruzione e mala gestione delle ingenti risorse del primo esportatore di gas dell’Africa. Nelle ultime settimane il sostegno a Bouteflika, alla guida del più vasto Paese africano dal 1999, si è sfaldato: e a vacillare ora è l’intero ‘systeme’, il sistema di potere di cui il presidente è stato artefice e arbitro nella sua peraltro meritoria opera di ricomposizione di un Paese sanguinosamente lacerato da un decennio nero di guerra civile di matrice religiosa con 200mila morti negli anni Novanta.

Un esempio è Ali Haddad, il capo del Fce, l’Unione degli industriali pilastro economico del sistema e fedelissimo sostenitore di Bouteflika: è stato appena arrestato mentre cercava di attraversare il confine con la Tunisia. Bouteflika, ex veterano della guerra di liberazione dell’Algeria dal colonialismo francese del 1954-62, aveva già acconsentito a rinunciare a ricandidarsi per elezioni previste il 18 di questo mese e poi revocate sull’onda di proteste alimentate anche da una forte (quasi 30%) disoccupazione giovanile in un Paese in cui metà della popolazione è sotto i 30 anni.

(di Rodolfo Calò/ANSA)