Ocse vede nero. “Italia in stallo, cancellate Quota 100”

Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria.
Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria. (Archivio ANSA)

ROMA. – Cancellate ‘Quota 100’, un fardello su crescita e occupazione. O almeno, assicuratevi che non sia il classico provvedimento che da temporaneo diventa definitivo. L’Ocse boccia senza appello una delle misure-simbolo della legislatura, critica una parte del reddito di cittadinanza (così com’è rischia di favorire il ‘nero’), e vede un’economia italiana “ufficialmente in stallo”.

Parole, quelle del segretario generale dell’organizzazione parigina Angel Gurria – che ha presentato il suo Rapporto economico sull’Italia e che ha un consolidato rapporto di collaborazione-consulenza coi governi italiani – che irritano il governo. Il premier Giuseppe Conte, che incontrerà il segretario Ocse a Palazzo Chigi parla di “forte dissenso”. “Le previsioni – aggiunge – sono tra le più pessimiste: sottostimano la manovra”.

Ma tuonano anche i due vicepremier. “No intromissioni, grazie – dice Luigi Di Maio – Sappiamo quello che stiamo facendo!”. Mentre Matteo Salvini difende a spada tratta il provvedimento sul quale piovono le critiche prima del Fmi, ora dell’Ocse: “darà un lavoro sicuro a più di 100.000 giovani italiani e ne sono orgoglioso”.

Parte da un quadro economico che concede pochi margini l’analisi dell’Ocse, 155 pagine dove si prevede per quest’anno un Pil in calo dello 0,2% e ad appena +0,5% il prossimo. Un documento simile al Country Report che la Commissione Ue sta preparando, con in una serie di incontri proprio in questi giorni a Roma guidati dal direttore generale della Dg Ecfin Marco Buti. Inevitabile – con un 2019 in decrescita – che deficit e debito siano destinati a salite, il primo dal 2,5% al 3% del 2020, il secondo al 134 e poi 135%.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, padrone di casa alla presentazione di Gurria al Tesoro, anticipa misure “per contenere questo rallentamento e mantenerci in un’area di crescita positiva anche per il 2019”. E promette: il deficit sarà “migliore” delle stime Ocse, ed entro l’anno “pensiamo di avvicinarci all’obiettivo” di dismissioni per ridurre il debito. Il fabbisogno, a marzo, è sceso di 900 milioni, ma in tre mesi sale a 28,569 miliardi, 1,6 in più rispetto a un anno prima.

Gurria – che dopo Tria ha visto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e incontrerà il premier Giuseppe Conte – sottolinea l'”urgenza” di “rivitalizzare la crescita”, un programma di riforme pluriennale dal diritto fallimentare alle liberalizzazioni fino allo snellimento del codice degli appalti. Ridurre è debito “è una priorità” e la politica di bilancio dev’essere “prudente”, visto l’impatto anche sul settore bancario ormai iper-sensibile allo spread.

Ma il messicano che guida l’Ocse ormai da quasi 13 anni, a un’Italia dove il reddito procapite è “fermo al livello del 2000”, suggerisce di ridurre il debito/Pil rilanciando la crescita piuttosto che fare tagli, quasi vent’anni fa. E rendere più efficiente la spesa. Ma è proprio su come rilanciare la crescita – oggi che gli indici Pmi danno un manifatturiero ai minimi dal 2013 in Italia e dal 2012 in Germania – che la ‘ricetta’ dell’Ocse entra in rotta di collisione con alcune delle politiche dell’esecutivo, e anche di diversi governi precedenti.

Fare marcia indietro, cancellando il regime di pensionamento anticipato introdotto con ‘Quota 100’, “consentirebbe di liberare risorse per 40 miliardi di euro” da qui al 2025, spiega Gurria. Una cifra monstre che l’Ocse vorrebbe fosse destinata non all’austerity, ma altrove: ai giovani, per scuola, università, lavoro. E a Parigi sospettano che al momento di dire ‘stop’ a ‘Quota 100’, nel 2021, la politica non resisterà alla tentazione di prolungare il provvedimento. Si creerà un nuovo ‘scalone’ fra chi è fuori e chi è dentro. Ecco perché “occorre assicurarsi che Quota 100 sia davvero una misura temporanea”, auspica il numero uno dell’Ocse.

Ce ne è anche per il reddito di cittadinanza. Un provvedimento che Gurria – che non rinuncia a rivendicare i meriti occupazionali del ‘jobs act’ di cui ha contribuito alla gestazione – non boccia ‘tout court’. Al contrario: il capo economista dell’Italia, Mauro Pisu, “dà il benvenuto alle risorse che il governo sta stanziando per la lotta alla povertà”. Ma con alcuni caveat: deve scoraggiare, e non incoraggiare come rischia di fare, il lavoro ‘nero’. Con trasferimenti più bassi dei 780 euro massimi previsti, sarebbe possibile riequilibrarlo includendo un’integrazione al lavoro a basso reddito. Un reddito minimo garantito, sul modello europeo, che assieme a un reddito di cittadinanza ‘corretto’ “stimolerebbe l’occupazione e ridurrebbe la povertà”.

(di Domenico Conti e Silvia Gasparetto/ANSA)

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