Battisti: quattro omicidi e una vita in fuga

Il terrorista Cesare Battisti al suo arrivo in Italia all'aeroporto di Ciampino.
Il terrorista Cesare Battisti al suo arrivo in Italia all'aeroporto di Ciampino. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Quattro omicidi e una vita da latitante, caratterizzata da mille peripezie, fughe, colpi di scena: Cesare Battisti, che per la prima volta ha ammesso le sue colpe, è nel carcere di Oristano dal 14 gennaio dopo lunghi anni all’estero e molte richieste di estradizione andate a vuoto.

Nato a Cisterna di Latina il 18 dicembre 1954, nei primi anni ’70 abbandona la scuola e inizia la carriera criminale. Nel 1972 il primo arresto per una rapina a Frascati e due anni dopo per rapina con sequestro di persona a Sabaudia. Nel ’76 si trasferisce a Milano e partecipa a vari colpi. Viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac, i Proletari armati per il comunismo.

In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo e commette i quattro omicidi, due materialmente e due in concorso, per cui deve scontare l’ergastolo: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.

Battisti, fino ad oggi, si era sempre dichiarato innocente. Detenuto nel carcere di Frosinone, nel 1981 evade grazie ad un assalto dei suoi compagni. Nell’85 è condannato in contumacia all’ergastolo per vari reati legati alla lotta armata e per i quattro omicidi, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La fuga, nel frattempo, lo aveva portato prima in Messico, dove rimane circa una decina d’anni, e poi in Francia nel 1990.

L’anno successivo parte dall’Italia la prima richiesta di estradizione, ma Parigi dichiara non estradabile Battisti, che nel frattempo Oltralpe ha intrapreso anche una carriera come scrittore di noir. Sono anni in cui la Francia, con lo scudo della ‘dottrina Mitterand’, si mostra molto morbida con terroristi latitanti. Quando dopo una serie di vicissitudini, durante le quali Battisti viene anche arrestato e poi scarcerato, nel 2004 il primo ministro francese firma il decreto di estradizione, l’ex terrorista è già fuggito in Brasile.

Qui Battisti si sposerà e avrà tre figli: il 18 marzo 2007 viene arrestato a Copacabana con la cooperazione dell’antiterrorismo italiano. Parte una nuova richiesta di estradizione. Ma il Brasile gli riconosce lo status di rifugiato politico. E nel novembre 2009 il Supremo Tribunal Federal, pur a favore dell’estradizione, lascia la decisione finale all’allora presidente Lula, che il 31 dicembre 2010, ultimo giorno del suo mandato, annuncia il suo ‘no’. Battisti esce dal carcere.

Il 3 marzo di cinque anni dopo una sentenza decreta la sua espulsione dal Brasile per via di una storia di documenti falsi e riprende quota l’ipotesi di un rientro in Italia. Ma l’espulsione viene annullata e tutto si ferma di nuovo. Fino al tentativo di fuga in Bolivia e al nuovo arresto il 4 ottobre 2017. Parte la macchina dei ricorsi e 3 giorni dopo Battisti è di nuovo in libertà.

In Brasile però le cose cambiano. L’11 ottobre il presidente Michel Temer revoca l’asilo politico. Jair Bolsonaro, esponente della destra, già in campagna elettorale promette di estradare immediatamente Battisti se verrà eletto, cosa che avviene. E il 13 dicembre 2018 Luis Fux, magistrato del Supremo Tribunale Federale (Stf), ordina l’arresto dell’ex terrorista per “pericolo di fuga” in vista proprio della possibile estradizione, concessa nei giorni seguenti dal presidente uscente Temer prima dell’insediamento di Bolsonaro il primo gennaio 2019.

Ma Battisti era fuggito ancora, in Bolivia, dove resta fino all’epilogo del 12 gennaio scorso quando viene arrestato per le vie di Santa Cruz de la Sierra dalla polizia locale in collaborazione con l’antiterrorismo italiano e immediatamente consegnato all’Italia.