Brasile: anche Temer arrestato per corruzione dopo Lula

Primo piano dell'ex presidente del Brasile Michel Temer
L'ex presidente del Brasile Michel Temer. (Foto archivio)

BRASILIA. – Lo spettro della corruzione continua a scuotere il Brasile: l’ex presidente della Repubblica di centrodestra, Michel Temer, è stato arrestato stamani nell’ambito dell’inchiesta Lava Jato sui fondi neri Petrobras, considerata la Mani Pulite verdeoro, che da cinque anni (compiuti lo scorso 17 marzo) fa tremare i palazzi del potere, spalancando il carcere per decine di politici, imprenditori e faccendieri.

Temer è il secondo capo di Stato nella storia moderna del gigante sudamericano a finire in manette per corruzione: lo ha preceduto Luiz Inacio Lula da Silva (sinistra), detenuto dallo scorso aprile dopo essere stato condannato a 12 anni.

L’arresto “in via preventiva” di Temer – la difesa dell’ex presidente ha già annunciato che nelle prossime ricorrerà con una richiesta di ‘habeas corpus’ – è legato alle indagini riguardanti uno schema di tangenti relativo alla costruzione della centrale nucleare Angra 3, situata ad Angra dos Reis, sul litorale di Rio de Janeiro.

José Antunes Sobrinho, ex proprietario dell’impresa Engevix divenuto collaboratore di giustizia, ha rivelato agli inquirenti che per aggiudicarsi l’appalto avrebbe pagato una mazzetta da un milione di reais (poco meno di 300 mila euro) su richiesta, tra gli altri, del colonnello Joao Baptista Lima Filho, amico intimo e stretto collaboratore di Temer. Il tutto con il consenso tacito dell’allora capo di Stato.

In tutto il giudice del 7/mo Tribunale penale federale di Rio de Janeiro, Marcelo Bretas, ha firmato dieci mandati: oltre a Temer è finito in prigione anche il suo ex ministro delle Miniere e dell’Energia, Moreira Franco. Temer è stato arrestato dalla polizia federale praticamente sulla porta di casa a San Paolo, mentre stava andandosene a bordo di un’auto: le riprese della Rede Globo mostrano gli agenti proprio nel momento in cui gli consegnano il mandato. Da lì lo hanno portato all’aeroporto di Guarulhos, per trasferirlo a Rio.

In una rapida conversazione telefonica con il giornalista Kennedy Alencar, di Radio CBN, l’ex presidente ha definito il suo arresto un “atto barbarico”. Anche il suo partito, Mdb, gli ha espresso solidarietà, criticando la decisione della magistratura di incarcerarlo e auspicando che “la giustizia ripristini le libertà individuali, la presunzione di innocenza, il principio del contraddittorio e il diritto di difesa”.

Ma i pm responsabili delle indagini hanno avuto parole durissime nei confronti di Temer, accusandolo di essere a capo di una “organizzazione criminale” che opera da 40 anni nello Stato di Rio de Janeiro. Il suo arresto preventivo – sottolineano i media locali – sarebbe avvenuto per il sospetto che cercasse di intralciare le indagini a suo carico. Temer – che ha governato dall’agosto 2016, in seguito all’impeachment di Dilma Rousseff, di cui era vice – ha concluso il suo mandato presidenziale lo scorso dicembre, perdendo così l’immunità. Oltre all’attuale, è coinvolto in altre nove inchieste, cinque delle quali davanti alla Corte suprema.

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