Xi a Roma per intesa, Italia si blinda per salvaguardare gli interessi nazionali

Il premier Giuseppe Conte, ai suoi lati i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Governo
Il premier Giuseppe Conte, ai suoi lati i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

ROMA. – Una rassicurazione agli Usa (e alla Lega) ed una all’Europa. Il presidente Xi arriva a Roma per la firma del memorandum sulla Via della Seta mentre il premier Giuseppe Conte e il governo gialloverde continuano a lavorare fino all’ultimo per evitare frizioni interne e con alleati storici come gli Stati Uniti. Dopo settimane intense caratterizzate dai moniti di Washington, dalle perplessità di Bruxelles e dalle liti tra Lega e M5s, l’esecutivo prova a spianare la strada per la giornata di sabato, quando Xi e Conte firmeranno un memorandum che, assicurano, rappresenta “un’opportunità” per entrambi i Paesi.

Il tassello più importante è l’approvazione in extremis, poche ore prima dell’arrivo del presidente cinese, dell’estensione del golden power, la facoltà cioè del governo di salvaguardare gli interessi nazionali, assieme alla norma per rendere obbligatoria la notifica da parte di aziende non europee che entrino nella progettazione o gestione della rete 5G.

Infilato in un decreto blindato (le norme di salvaguardia per i rischi post Brexit), il rafforzamento voluto dalla Lega punta soprattutto a mettere in sicurezza proprio gli eventuali accordi con la Cina sullo sviluppo della nuova tecnologia di rete. E a garantire “la sicurezza degli italiani”, come ripete da giorni Matteo Salvini, attento anche alle preoccupazioni degli Usa che che vedono l’interesse di Huawei come una pericolosa strada di accesso di Pechino ai dati sensibili.

La tutela degli asset strategici italiani è infatti entrata a gamba tesa nel dossier, tanto che l’ultimo scontro tra gli alleati di governo è stato proprio sugli accordi che affiancheranno il Memorandum. Una ventina quelli commerciali, alcuni strategici come quelli con Cassa depositi e prestiti, che prevedono soprattutto la predisposizione di Panda Bond, obbligazioni che puntano a raccogliere capitale da investitori istituzionali cinesi e che servono per finanziare le aziende italiane presenti nel paese asiatico. Altri limati fino all’ultimo.

Tanto che, secondo quanto si apprende, alcune intese, rimodulate nei giorni scorsi, sono ancora in attesa del vaglio finale. Che potrebbe arrivare entro sabato, oppure slittare anche in considerazione della visita di Conte a Pechino tra un mese. Si tratta di quelli più delicati, sui quali si sono concentrati i timori maggiori in materia di sicurezza, e tra questi ci sarebbero quelli sui porti di Trieste e Genova. A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Pechino.

Nel “processo di sviluppo della nuova Via della Seta, è inevitabile che si possano incontrare alcune incomprensioni e anche dubbi”, ha detto il viceministro degli Esteri cinese Wang Chao, certo che “i fatti parleranno sempre più forte delle parole: un accordo tra Cina e Italia sarebbe di beneficio per lo sviluppo economico di entrambi”.

La partita con la Cina si gioca però anche sul tavolo europeo, con Bruxelles – Francia in testa – che storce il naso sulla corsa in avanti di Roma e inserisce gli accordi bilaterali dei paesi membri con Pechino tra i temi del vertice europeo sulla Brexit. Preoccupazioni che Conte ha rinviato al mittente: “Noi siamo l’unico paese nell’Ue che ha chiesto di richiamare a valori e principi” europei nel Memorandum con la Cina, ha detto, “quindi ribalto le preoccupazioni: noi siamo il Paese che, dialogando con la Cina, sensibilizzeremo il nostro partner su standard che sono patrimonio comune e di cui chiederemo l’applicazione”.

(di Paola Tamborlini/ANSA)

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