Petrolio: asse Russia-Riad alla prova del vertice di Baku

Un operatore iracheno apre le valvole dell'oleodotto Nihran Bin Omar al nord di Basra. Petrolio

MILANO. – L’alleanza tra Russia e Arabia saudita per tenere alti i prezzi del petrolio è alla prova del vertice di Baku tra i Paesi dell”Opec Plus’, cioè il gruppo dei produttori allargato a esportatori importanti come appunto Mosca e altri che non hanno mai aderito al cartello nato nel Golfo. Uno spettatore interessato è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vuole invece tenere basso il prezzo del greggio per consentire all’economia Usa di continuare a correre.

Il vertice di due giorni tra domenica e lunedì che si apre nella capitale dell’Azerbaigian segue l’accordo dello scorso dicembre a Vienna che riuscì a ridurre i livelli di produzione e quindi aumentare il prezzo del petrolio. Un passaggio che allarmò non poco Trump e anche la Cina, che ha le stesse preoccupazioni per la crescita economica e anche per le Borse, in parte legate a un prezzo del petrolio non eccessivo.

Ora il greggio viaggia sotto i 60 dollari al barile a New York ma i ‘futures’ hanno registrato la secondo settimana consecutiva di rialzi e, secondo le rilevazioni Bloomberg, sono cresciuti del 4,4% l’ultima settimana a New York, chiudendo venerdì a pochi centesimi dal massimo degli ultimi quattro mesi.

In realtà, secondo diversi osservatori, l’alleanza Mosca-Riad resta difficile, anche per le pressioni statunitensi sull’alleato arabo, ma per ora i dati sembrano dare ragione a questo cartello allargato: in febbraio la produzione è scesa di ulteriori 221mila barili al giorno e la volontà di molti sarebbe di introdurre nuovi tagli, anche come risposta indiretta alle sanzioni a Iran e Venezuela, il cui ministro del petrolio Manuel Quevedo è atteso a Baku per partecipare a questo ‘vertice della verità’, che potrebbe avere ripercussioni importanti anche sui tentativi di rilancio delle economie europee.