Tav: ecco i punti che non convincono Conte

Operai al lavoro nel tunnel della Tav.
Operai al lavoro nel tunnel della Tav. (ANSA)

ROMA. – L’analisi costi-benefici, che boccia l’opera, ha retto allo stress test. In poche ma esplicite parole, il premier Conte sintetizza le ragioni che lo hanno spinto a prendere le distanze dalla Tav, definita un progetto infrastrutturale di cui l’Italia non ha bisogno, perché, in sintesi, troppo cara, incapace di modificare i flussi di traffico e completata chissà quando.

Secondo Conte, infatti, gli elementi negativi superano quelli positivi. Nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio li elenca con dovizia di particolari. “In linea di massima – spiega Conte – ci sono ragioni che spingono a favore dell’opera: sono la riduzione del traffico stradale, l’impatto ambientale, la limitazione dell’inquinamento acustico”.

FLUSSI TRASPORTO INFERIORI

“Poi però – aggiunge il premier – i flussi del trasporto sarebbero inferiori rispetto ai precedenti calcoli. E questo dato fa pendere l’ago verso il no all’opera”.

FINE OPERA 2030

Inoltre, secondo Conte, bisogna “considerare che l’opera dovrebbe terminare nel 2030”. Ma, sottolinea il premier: “chi si occupa di queste cose sa che quella data è una chimera. E anche a non voler considerare la lievitazione dei costi noi ci ritroveremmo comunque in una fase temporale in cui il sistema dei trasporti si sarà evoluto e c’è il rischio che l’opera si riveli poco funzionale rispetto al sistema dei trasporti con cui avremo a che fare”.

CAMBIO MODALE

Altra criticità: “Il cambio modale, espressione tecnica che indica l’incentivo che l’opera può dare a cambiare modalità di trasporto – spiega Conte – risulta nel complesso modesto perché è evidente che possiamo realizzare un bel tratto infrastrutturale fantastico e possiamo anche realizzare importanti tratti ferroviari ma resta il fatto che l’imprenditore deve portare le merci alla stazione di partenza con un tir e poi andare con un altro camion alla stazione di arrivo. Il cambio modale è modesto, perché chi inizia in una modalità di trasporto vuole finire con quella”.

NODO COSTI

Infine il nodo del criterio dei finanziamento. “Quest’opera – osserva il premier – è finanziata in buona parte dall’Italia, in misura più modesta dalla Francia e poi dalla Ue. Il fatto che ci sia iniqua ripartizione oneri è stata giustificata dal fatto che la nostra tratta è più contenuta. Ma al momento non risultano opere nazionali francesi. E’ chiaro che allo stato il criterio di ripartizione finanziamenti non appare equo, ma va approfondito”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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