Accordo ad un passo, a fine mese la pace tra Usa e Cina

Foto archivio dell'incontro dei presidenti Donald Trump e Xi-Jinping
Foto archivio dell'incontro dei presidenti Donald Trump e Xi-Jinping

WASHINGTON. – Tutto è pronto. L’appuntamento tra Donald Trump e Xi Jinping è previsto per il prossimo 27 marzo a Mar-a-Lago, la residenza del presidente americano in Florida. E stavolta quello che avrà come teatro la ‘Casa Bianca d’inverno’ non sarà un faccia a faccia come tutti gli altri: salvo clamorose sorprese, sarà il summit che sancirà la pace tra Stati Uniti e Cina, ponendo fine alla guerra dei dazi tra le superpotenze mondiali.

Almeno questa è la speranza dei due leader, più che mai intenzionati a gettare le basi per nuove relazioni che vadano al di là delle questioni commerciali, con l’obiettivo di fare del cosiddetto G2 un asse portante nel nuovo scenario internazionale. “Siamo alle battute finali”, si sostiene ormai sia a Washington sia a Pechino, nonostante resti ancora qualche ostacolo da superare e in entrambe le capitali molti siano gli scettici sulla reale portata dell’intesa che sta per essere finalizzata.

Ma sia Trump che Xi vogliono fortemente l’intesa per rafforzare la loro posizione interna. Il tycoon, accerchiato dalle indagini del procuratore Robert Mueller e del Congresso, non può assolutamente permettersi un nuovo fallimento dopo la debacle del summit di Hanoi con il leader nordcoreano Kim Jong-un. Xi, che arriverà in Florida dall’Europa dove visiterà Francia e Italia, vede nell’intesa con Trump un test per la sua autorità, alla vigilia tra l’altro della stesura dell’agenda economica per il 2019.

L’obiettivo di entrambi, insomma, è di non dare l’impressione di aver ceduto o di aver fatto troppe concessioni. Secondo quanto trapela, la Cina è pronta ad abbassare i dazi su tutta una serie di beni ‘made in Usa’ che vanno dai prodotti agricoli (in primis la soia) a quelli chimici, passando per le importazioni di automobili: in quest’ultimo caso con una riduzione dell’attuale tariffa del 15%.

Non solo: Pechino avrebbe promesso di acquistare dagli Usa gas naturale per 18 miliardi di dollari, dal gruppo Cheniere Energy. Acquisti che partiranno non prima del 2023 e operati dalla China Petroleum&Chemical Corp di proprietà dello stato. In cambio l’amministrazione Trump è a sua volta pronta a ridurre i dazi su 200 miliardi di dollari di beni importati dalla Cina.

Ma a Washington sono in molti a predicare cautela. E se il segretario al Tesoro Steve Mnuchin e il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow si mostrano ottimisti, altri nell’amministrazione e fuori mettono in guardia sui pericoli di un accordo in cui le garanzie date dalla Cina potrebbero non essere sufficienti. Soprattutto quelle che riguardano le riforme strutturali da anni chieste a Pechino, dai cambi alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale, dalle restrizioni alle aziende straniere agli aiuti di stato alle imprese.

Un messaggio, questo, che il rappresentante Usa per il Commercio, Robert Lighthizer, ha più volte inviato al presidente, mettendolo in guardia da eccessive concessioni. Così come ha fatto l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, in pressing su Trump perché non abbia fretta di chiudere e adotti una linea più dura: per questo suggerisce di imporre quell’aumento dei dazi che sarebbe dovuto scattare il primo marzo e per ora sospeso dall’amministrazione.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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