Quel “bravo ragazzo”, da ultrà della Juve alla droga

Ultrà della Juve festeggiano lo scudetto.
I tifosi della Juventus festeggiano per la vittoria del trentesimo scudetto in Piazza San Carlo, Torino, 4 Maggio 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

AGRIGENTO. – Per dare un nome al gruppo di ultras della Juventus che controllava il bagarinaggio e i rapporti tra la società e il tifo organizzato si erano ispirati al film di Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi”. E Andrea Puntorno, uno degli arrestati dell’operazione Kerkent, ne era subito diventato un leader. Senza tralasciare il filone del traffico della droga, Puntorno aveva trovato nella gestione del mercato nero dei biglietti un vero filone d’oro.

“Si guadagnava bene” aveva confidato nell’autunno 2018 in un’intervista a Report. Da 25 a 40 mila euro. Soldi che aveva investito comprando due case e un panificio, vivere da nababbo e mettere la moglie nella condizione di “stare veramente bene”. “A vendere biglietti per lo stadio non è certo un reato”, aveva proclamato nell’intervista a Report. E aveva aggiunto: “Lo sapete i biglietti da dove arrivano, dalla società: è stato sempre così”.

Come funzionasse il sistema lo ha poi spiegato nei dettagli proprio sua moglie Patrizia Fiorillo, sentita nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce ricevute dopo il primo arresto del marito. L’indagine si incrociava con quella sul calcio infiltrato e sul suicidio di un ultrà informatore dei servizi, Raffaello Bucci, che si era lanciato da un viadotto dopo essere stato sentito dal magistrato.

Quello del bagarinaggio non era però l’unico affare in mano ai “Bravi ragazzi”. Puntorno, vicino ad ambienti della ‘ndrangheta, era stato sospettato di estorsione e condannato a 6 anni e mezzo per traffico di stupefacenti. Gli erano stati confiscati anche beni per 500 mila euro e sottoposto alla sorveglianza speciale come soggetto “socialmente pericoloso”.

Ma per gli investigatori anche dopo la condanna e il ritorno ad Agrigento quel “bravo ragazzo” continuava ad avere un ruolo criminale di primo piano. Stavolta al fianco del boss locale emergente Antonio Massimino. Fino all’arresto di stamane con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e detenzione di armi.

Lascia un commento