Donne vittime nuovo nonnismo in caserma, aumentano i casi

Donne soldato in una immagine d'archivio durante una esercitazione.
Donne soldato in una immagine d'archivio del 2001 . FRANCO SILVI/ARCHIVIO - ANSA

ROMA. – Molestie, stalking e altri gravi episodi. Il nonnismo cambia forma e le nuove vittime sono le donne, che sempre più spesso subiscono, nelle caserme italiane, reati ancora invisibili perché manca una legge che li sanzioni in modo specifico. A lanciare l’allarme sono il procuratore generale militare, Marco De Paolis, e il presidente della Corte militare d’appello, Giuseppe Mazzi, in occasione dell’inaugurazione a Roma dell’anno giudiziario.

Resta dunque irrisolta l’annosa questione della riforma dei codici penali militari, così come il problema – di tutt’altra natura – dell’impunità dei criminali di guerra condannati in Italia ma che non hanno mai scontato un giorno di pena: dal gennaio del 2008 ben 31 mandati di arresto europei emessi dai tribunali militari italiani nei confronti dei responsabili delle peggiori stragi naziste non sono stati eseguiti. E, ormai, i colpevoli sono quasi tutti morti.

Tra le questioni più urgenti, c’è sicuramente la necessità di introdurre “nuove norme attinenti ai fatti di violenza o di molestia sessuale” nelle caserme, visto che – spiega il presidente della Corte militare d’Appello Mazzi – “l’attuale codice penale militare risale al 1941, epoca in cui la donna non prestava servizio nelle forze armate”.

A distanza di 78 anni tanto è cambiato nelle forze armate, dove – spiega il pg militare De Paolis – “gli atti di prevaricazione e di violenza che costituiscono il ‘nonnismo’ spesso si connettono e si associano con una finalità di carattere sessuale” nei confronti delle donne. Episodi nuovi per il diritto penale militare, che scopre una lacuna normativa.

“In questi casi – dice Mazzi – non potendosi configurare l’ipotesi di violenza sessuale per mancanza della querela, la procedibilità è risultata condizionata all’esercizio o meno del potere di richiesta di procedimento da parte del Comandante di Corpo, facendo così prevalere, allo stato attuale della normativa, l’offesa generica alla persona rispetto a quella della sfera sessuale”.

Nuove e vecchie questioni. Nessuna giustizia per le vittime delle stragi naziste commesse in Italia nella seconda guerra mondiale: i criminali di guerra condannati definitivamente all’ergastolo, infatti, ormai sono quasi tutti morti senza aver mai scontato un giorno di pena né in Italia, né in Germania.

“Da undici anni a questa parte, ben 31 mandati di arresto europei emessi dai tribunali militari italiani” nei confronti di criminali di guerra nazisti non sono stati eseguiti”, denuncia il pg militare De Paolis, il quale pone in relazione questo aspetto con il problema, “messo in evidenza in questi giorni dalla stampa nazionale, della esecuzione delle sentenze di condanna emesse dal Corte di appello di Torino nel caso della Thyssenkrupp”.

Gli ex criminali di guerra sono stati condannati per alcune delle più gravi stragi compiute in Italia – da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema – ma, a seconda dei casi, l’estradizione ove richiesta non è stata concessa, né è stata ritenuta ammissibile l’esecuzione della pena all’estero.

Un altro tema è la riforma della giustizia militare, su cui è intervenuto anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, la quale ha auspicato “che il percorso parlamentare relativo alla riforma della Giurisdizione militare venga celermente calendarizzato”. Tutto ciò a fronte di un lieve aumento dei reati militati, che segnano un +5% nel 2018 rispetto al 2017: si passa da 1.641 reati a 1722. I più ricorrenti sono quelli contro il servizio e la disciplina.

(di Lorenzo Attianese/ANSA)

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