Sfida alla lobby Usa delle armi, la Camera vota misure restrittive

Capitol, la sede del Congresso a Washington. Armi
The Capitol, la sede del Congresso a Washington. (ANSA/AP Photo/J. Scott Applewhite)

WASHINGTON. – I democratici lanciano la sfida alla lobby delle armi in America. Nel giro di 24 ore hanno votato due provvedimenti alla Camera che rappresentano la stretta più significativa da 25 anni a questa parte, anche se adesso la parola passa al Senato dove la maggioranza repubblicana difficilmente farà passare i due testi. Ma qualcosa comincia a muoversi, visto che molte delle misure messe ai voti incontrano un consenso bipartisan. Mentre il presidente Donald Trump ha sempre affermato che se le norme dovessero arrivare sulla sua scrivania il veto è già pronto.

La prima legge è stata votata in una pausa della testimonianza fiume dell’ex legale del tycoon Michael Cohen e impone controlli e verifiche per tutti gli acquisti di armi da fuoco, anche nelle fiere o sul web. Insomma, un’estensione dei cosiddetti ‘background check’ in ambiti dove finora chiunque può acquistare fucili o pistole senza problemi di alcun tipo, senza che nessuno indaghi se gli acquirenti abbiano precedenti penali o soffrano di disturbi psichici e della personalità. La misura è stata approvata con 240 voti a favore e 190 contrari, ed era dal 1994 che la Camera non approvava norme così severe in materia.

Il secondo provvedimento allunga invece il tempo a disposizione dell’Fbi per portare avanti i ‘background check’ su chi vuole comprare armi da fuoco, estendendolo da tre a dieci giorni. “Gli americani si sono stufati delle parole, delle veglie e dei minuti di silenzio per celebrare le vittime”, ha affermato la speaker della Camera Nancy Pelosi: “E’ ora che il Congresso faccia qualcosa di concreto per dire basta alla stragi di massa”. Barack Obama a un certo punto ci aveva provato, con una strategia articolata, ma aveva il Congresso contro.

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