Pd verso le primarie: duello tra candidati, ma pesa Calenda

Carlo Calenda mostra la tessera il giorno che si iscrisse al partito Pd.
Carlo Calenda mostra la tessera il giorno che si iscrisse al partito Pd.

ROMA. – “Andassero tutti a votare domenica, punto ad andare sopra il milione di partecipanti alle primarie. E’ comunque il più grande evento politico di massa in Italia”. L’appello lanciato da Nicola Zingaretti in vista delle primarie di domenica prossima è uno dei pochi punti che lo accomuna agli altri due candidati alla segreteria del Pd, Maurizio Martina e Roberto Giachetti; ognuno dei tre però mira a utilizzare il consenso, in caso di vittoria, per dare un indirizzo diverso al futuro partito, a cominciare dalle forze con cui stringere patti o alleanze, magari sin dalle europee di maggio.

E se Matteo Renzi si è tirato fuori dal gioco, promettendo “lealtà” a chiunque dei tre vinca, a far da quarto incomodo è Carlo Calenda, con la sua proposta di “Siamo europei”. Il risultato delle elezioni in Sardegna ha confermato quello in Abruzzo, vale a dire che il centrosinistra è in grado di presentarsi in prospettiva come alternativa competitiva del centrodestra.

“Il modello di bipolarismo M5S-Lega non regge, si va verso una fase nuova”, ha detto Zingaretti, e un concetto analogo lo ha espresso Martina. Ma le ricette divergono su come rafforzare questa prospettiva: per il governatore del Lazio occorre “voltare pagina”, mentre Martina usa una formula più articolata rispetto a quanto realizzato dai governi Pd: “orgoglio per quanto abbiamo fatto e inquietudine per quello che non abbiamo realizzato”; Giachetti poi legge il voto in altro modo: “Il voto in Sardegna sta mostrando due cose: 1) il PD non è in macerie, come dice Zingaretti; 2) i cinque stelle con cui volevano farci alleare stanno implodendo. A quanto pare la strada giusta è andare sempre avanti. Magari per tornare a vincere e non solo a perdere bene”. Le due elezioni regionali pongono il tema dei compagni di viaggio del Pd per tornare “vincente”.

Domenica Zingaretti, insieme a Giuliano Pisapia ha rilanciato l’idea di una interlocuzione privilegiata con la sinistra, mentre Giachetti ha posto una sorta di veto contro il rientro di Bersani e Mdp. Martina ha messo in guardia da “ricette del passato”: “Ovunque dobbiamo fare un lavoro unitario, ma il Pd deve essere perno delle alleanze accanto a esperienze forti sia a sinistra che al centro”, in più dando al partito “un profilo nuovo più legato al civismo”.

Le diverse formule saranno messe alla prova già alle europee, e qui entra in gioco la proposta di “Siamo europei” di Calenda, di una lista unitaria di tutte le forze progressiste ed europeiste. Martina la sposa in pieno: “Se vincerò io, da lunedì prossimo si parte col comitato nazionale e diecimila comitati per promuovere il progetto di una grande lista unitaria europeista”.

Nella mozione di Zingaretti si è più prudenti e domenica è stato delineato lo schema di una lista del Pd aperta a istanze progressiste e di sinistra, schema sintetizzato dalla proposta di Zingaretti a Pisapia di fare il capolista nella circoscrizione Nord Ovest. In attesa della sfida dei “gazebo” i tre candidati si alternano intanto tra convegni e salotti tv con l’appuntamento clou che giovedì li vedrà per la prima volta tutti insieme confrontarsi su Sky Tg24.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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