S’infiamma il Kashmir, raid indiano su estremisti pakistani

Kashmir: l'attacco ad un villaggio, che ha provocato 350 morti.
Kashmir: l'attacco ad un villaggio, che ha provocato 350 morti. EPA/FAROOQ KHAN

NEW DELHI. – Sale alle stelle la tensione tra India e Pakistan: poco prima dell’alba, i caccia di New Delhi hanno bombardato e “distrutto” un campo di estremisti islamici del Jaish-e-Mohammed (JeM, l’esercito di Maometto) a Balakot, 80 chilometri all’interno dalla linea di confine tra i due Paesi nel conteso Kashmir. Islamabad denuncia la violazione dello spazio aereo e promette una “reazione”, le forze indiane sono in stato di allerta.

Nel raid sono entrati in azione 12 caccia Mirage-2000, coadiuvati da altri aerei in funzione di supporto e controllo, che hanno lanciato sei bombe sul campo di addestramento del Jem. La base, “dove si preparavano diversi attentatori suicidi”, che ospitava “almeno 325 jihadisti e 25 tra addestratori e comandanti” è stata “interamente distrutta”.

Stando alle fonti di intelligence citate dai media, i morti sarebbero fino a 350. I jihadisti si erano rifugiati in un resort a cinque stelle e sarebbero stati colti nel sonno. Secondo New Delhi, l’azione ha scongiurato un “piano imminente” per nuovi attacchi terroristici in India. Come quello di due settimane settimane fa, quando un’autobomba ha ucciso a Pulwama, nel Kashmir indiano, quaranta militari. Un’azione rivendicata proprio dal Jem, formazione jihadista che punta alla secessione dall’India e all’annessione al Pakistan.

New Delhi ha accusato Islamabad di aver avuto un ruolo nell’attacco. Il Pakistan ha reagito nell’immediato facendo levare in volo i propri caccia. Poi, lungo il confine di demarcazione, sono stati sparati diversi colpi di mortaio verso le postazioni indiane che non hanno causato vittime. “Aerei indiani hanno violato questa mattina la linea di controllo e sono penetrati nel nostro territorio. Siamo entrati in allarme immediato, e gli indiani sono rientrati”, ha twittato il maggiore generale Asif Ghafoor, portavoce dell’esercito pachistano.

Il comitato per la sicurezza nazionale del Pakistan, di cui fa parte anche il premier Imran Khan ha riaffermato la stessa tesi con un comunicato ufficiale: non senza aggiungere, però: “Reagiremo all’incursione aerea decidendo i modi e i tempi”.

La tensione tra India e Pakistan torna dunque a livelli preoccupanti, come ciclicamente accade da quasi settanta anni: e il principale nodo della contesa è sempre lo stesso, il Kashmir, lo stato a maggioranza musulmana di cui entrambi i Paesi amministrano una parte. Nel 1947, all’epoca della divisione dell’ex impero britannico in due stati, India e Pakistan, il Maharaja del Kashmir scelse di stare con l’India, anche se la maggioranza degli abitanti era musulmana.

Il Pakistan contestò da subito quella decisione, e il primo conflitto scoppiò già nel 1948. Da allora, i due paesi si sono fronteggiati in tre guerre, (nel 1948, nel 1965 e nel 1999), e in molti conflitti minori. Dal 1988, la popolazione del Kashmir indiano è insorta ripetutamente contro il governo e contro la presenza delle forze speciali dell’esercito. E’ nato un movimento per l’autonomia spesso affiancato da azioni terroriste di gruppi estremisti.

L’India accusa da sempre il Pakistan di fornire appoggio e logistica a questi gruppi. Ma non solo: la tensione tra gli eserciti schierati da entrambi i paesi lungo la cosiddetta linea di controllo sul confine è costante, e sfocia spesso in scontri a fuoco. L’attentato subito dall’India due settimane fa, e il raid di oggi non possono che aggravare la situazione.

(di Rita Cenni/ANSA)

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