Putin: “Se Usa piazzano i missili in Europa risponderemo”

Vladimir Puntin tra ufficiali della Marina durante una parata militare.
Vladimir Puntin tra ufficiali della Marina durante una parata militare. (LaPresse)

MOSCA. – L’annuale discorso alle Camere riunite, il 15esimo nell’ormai lunga carriera di Vladimir Putin, ha dato (da un lato) la possibilità allo ‘zar’ di pungolare il governo, spronarlo ad avere più coraggio e realizzare senz’altro gli obiettivi del Piano Nazionale di sviluppo nonché (dall’altro) di rivolgere al mondo un paio di ‘moniti’ – alla Putin. Ovvero che la Russia anela “alla pace” ma non ci penserà due volte a reagire se gli Usa piazzeranno i missili in Europa, trasformando in obiettivi non solo i razzi stessi ma anche “i luoghi dove si prendono le decisioni politiche”.

Il giro di parole è sibillino perché lascia intendere scenari diversi. Quali saranno infatti in quel caso i target dei missili russi? Capitali europee come Londra e Bruxelles? Washington? Non si sa. Di certo c’è che Putin ha esortato gli americani “a far di conto” e calcolare la “traiettoria e la durata di volo” delle sue nuove armi ipersoniche. Come dire: la rappresaglia per l’addio al trattato INF non sarà indolore.

Mosca, assicura Putin, non cederà mai alla voglia di “dominio globale” degli Usa e “svilupperà sempre” misure in grado di contrastare l’America, che ha dato vita allo scudo missilistico – infrangendo dunque l’INF, recita la teoria del Cremlino – solo per trovarsi davanti alle nuove armi russe capaci di perforare quello scudo.

Il capitolo dell’intervento dedicato alla politica estera, oltre al passaggio sulla Russia “costretta ad essere sovrana, al contrario di altri paesi” se vuole avere un futuro, ha quindi compreso un ‘update’ sulle armi di cui sopra, presentate proprio nel discorso alle Camere dell’anno scorso; la realizzazione del missile ipersonico Tsirkon, pensato per la Marina, procede ad esempio positivamente mentre gli altri nuovi ‘gingilli’ sono stati “testati” e presto saranno nelle mani delle forze armate.

Detto questo, la maggior parte del discorso è stato dedicato a temi domestici. Putin – ben consapevole che il suo indice di gradimento sia ai minimi storici – ha ricordato all’élite riunita al suo cospetto che la “povertà” in Russia resta una piaga e che va affrontata “subito” con un “nuovo contratto sociale”, che dia a una platea di “9 milioni di persone” la chance di “percorsi di formazione” per poi “ottenere un lavoro o avviare un’attività”. Non solo. A migliorare deve essere anche “la sanità pubblica” e “l’ambiente”, con nuove leggi più stringenti contro “le discariche” e in generale una veloce transizione verso un’economia “più sostenibile”.

“Le risorse – ha tuonato Putin – ci sono, le abbiamo messe a disposizione e non le abbiamo prese a prestito, se le sono guadagnate i russi”. Ora vanno spese, e bene. “La gente entro un anno deve vedere che la qualità della sua vita aumenta”, ha ammonito. I ‘boiari’ sono dunque avvertiti. Esauriti gli ‘effetti speciali’ tipo Siria e Crimea, ora bisogna davvero rimboccarsi le maniche e “trasformare” il Paese.

“Il tempo è scaduto”, ha detto Putin. Un messaggio forte. Che potrebbe però rientrare nell’ormai consolidato schema dello ‘zar buono circondato dai boiari cattivi’. I russi fino adesso hanno mostrato pazienza e comprensione. Finora, appunto.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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