Intelligenza artificiale, in Italia non minaccia il lavoro

Intelligenza artificiale, il viso di una donna sullo schermo di un computer pieno di stringhe di comandi.
Intelligenza artificiale.

ROMA. – Il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia è agli albori e non costituisce una minaccia per il lavoro ma una opportunità perché compenserà la mancanza di lavoratori dovuto alla decrescita demografica. A tracciare i contorni nel nostro paese di un settore in grande espansione mondiale, che però pone interrogativi di natura economica ed etica, è una ricerca del Politecnico di Milano.

Arriva all’indomani dell’ipotesi di Citigroup di mettere robot nei call center e del dibattito aperto dalla Scuola Sant’Anna di Pisa di regole che vadano oltre le leggi di Asimov. “E’ un mercato dinamico ma caratterizzato da una scarsa consapevolezza da parte delle imprese delle opportunità dell’Intelligenza Artificiale. Tutti gli attori devono prendere posto ai blocchi di partenza per una trasformazione di cui non si conoscono ancora appieno le regole e la durata, ma di cui si comprendono già l’enorme portata e le implicazioni”, affermano Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, Direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico che hanno stilato l’analisi.

Con i robot e gli algoritmi al lavoro nelle fabbriche e pronti ad entrare nelle case, l’indagine rivela come l’Intelligenza artificiale non sia da considerarsi una minaccia. “Se è vero – si legge – che 3,6 milioni di posti potranno essere sostituiti nei prossimi 15 anni dalle macchine, nello stesso periodo però ci sarà un deficit di circa 4,7 milioni nel Paese dovuto prevalentemente a ragioni demografiche”.

In questo scenario, “l’Intelligenza Artificiale appare non solo come una opportunità, ma come una necessità per mantenere gli attuali livelli di benessere economico e sociale”. Se è vero inoltre che il 27% delle aziende intervistate ha dovuto ricollocare personale, il 33% ha avuto necessità di assumere nuove figure professionali per implementare soluzioni di Intelligenza Artificiale, mentre un ulteriore 39% lo ha fatto senza modifiche di organico. Ci vorranno, insomma, nuove competenze “per prepararsi al futuro” come ha sostenuto nei giorni scorsi a Milano, Brad Smith, presidente di Microsoft.

In Italia il mercato dell’Intelligenza Artificiale però non è ancora esploso. Secondo il Politecnico di Milano la spesa per lo sviluppo di algoritmi ammonta ad appena 85 milioni di euro nel 2018. E solo il 12% delle imprese ha portato a regime almeno un progetto in questo campo, quelli più diffusi riguardano gli assistenti virtuali. La maggioranza delle aziende campione identifica con Intelligenza Artificiale il concetto di assistenti virtuali (31%), poi la capacità di formulazione (12%) e comprensione (9%) del testo, le auto a guida autonoma (9%) e l’estrazione di informazioni dalle immagini (8%).

Tra chi ha in corso progetti di Intelligenza Artificiale, il 50% ha come obiettivo il miglioramento dell’efficienza dei processi, ovvero la riduzione dei costi, il 37% l’aumento dei ricavi ed il 13% lo sviluppo di soluzioni per un supporto decisionale. L’Osservatorio, infine, ha individuato 572 startup innovative a livello internazionale: tra tutti i comparti quelli che hanno raccolto più finanziamenti sono l’Healthcare (400 milioni di dollari) e il Finance (315 milioni).

(di Titti Santamato/ANSA)