Lo Stato torna in Alitalia. Sinergie Fs, Delta e EasyJet

Coda di aereo con livrea Alitalia ed uno in volo.

ROMA. – Dopo oltre 10 anni sotto la guida dei privati, Alitalia torna pubblica. E scommette la propria rinascita sulla sinergia tra treno e aereo e sull’alleanza tra vettore tradizionale e low-cost. Il progetto del Governo giallo-verde per l’ex compagnia di bandiera, con Fs in trattative ufficiali con Delta e EasyJet e un ruolo pubblico che attraverso Fs e il Mef supererà il 50%, è un po’ un ritorno al passato e una sfida tutta da inventare.

L’ultimo anno dell’Alitalia pubblica è il 2008, ovvero prima all’arrivo dei ‘capitani coraggiosi’ chiamati dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi per stoppare Air France-Klm. La vecchia Alitalia-Lai lascia nel 2009 il posto ad Alitalia-Cai che, rilevata per 300 milioni, nel 2013 comincia a perdere quota e nonostante l’aumento di capitale e l’intervento pubblico attraverso Poste, è costretta all’atterraggio. Il nuovo decollo nel gennaio 2015 è possibile grazie all’investimento da 1,7 miliardi della compagnia emiratina Etihad: ma anche questa volta i privati fanno flop e nel 2017 arriva l’amministrazione straordinaria.

In questi circa 10 anni il personale si è ridotto da 19.300 a circa 11 mila dipendenti e la flotta è passata da 181 a 118 velivoli. Negli ultimi 40 anni Alitalia è costata allo Stato otto miliardi di euro, di cui 4,7 solo dal 2007. La prossima Alitalia, quella che dovrebbe nascere dall’alleanza Fs-Delta-EasyJet, è destinata a ridimensionarsi ancora, anche se il ministro Di Maio assicura che proprio la presenza di Fs e Tesoro è garanzia per la salvaguardia dell’occupazione: il progetto di Delta prevedrebbe infatti 9-10 mila lavoratori e 110 aerei.

Ma oltre ai numeri su flotta ed esuberi, nel prossimo mese e mezzo (entro il 31 marzo è atteso il piano industriale) Fs, Delta ed EasyJet dovranno definire come sarà la compagine azionaria e soprattutto trovare un equilibrio tra le rispettive strategie industriali. Delta ed EasyJet, che dovrebbero entrare nella newco entrambe con un 20%, dovrebbero riuscire senza troppe difficoltà a dividersi la torta delle rotte, con la compagnia americana interessata soprattutto al lungo raggio e la low cost inglese focalizzata invece sul medio e breve.

Fs, la cui quota potrebbe oscillare tra il 20 e il 30% (insieme al Mef, con oltre il 15%, dovrebbero superare il 50%; previsto anche l’ingresso di altre società pubbliche, mentre Cdp potrebbe finanziare il leasing degli aerei), dovrebbe sfruttare questa operazione anche nell’ottica dell’intermodalità con l’obiettivo del biglietto unico treno-aereo.

Su tutta questa partita resta acceso il faro dell’Ue, che ha già un’indagine in corso sul prestito ponte da 900 milioni concesso nel maggio 2017 e da restituire entro il 30 giugno. Nei giorni scorsi la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha detto che se altre società decideranno di fondersi con Alitalia, l’indagine potrebbe sdoppiarsi in due.

Anche l’ingresso dello Stato nel capitale è soggetto a paletti Ue: gli interventi pubblici devono essere a “condizioni di mercato”. Ma il commissario Enrico Laghi rassicura: “La commissione Ue non è un tema”.

(di Enrica Piovan/ANSA)