Dopo Abruzzo la coalizione ampia del Centrosinistra riprende quota

L'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini al Forum ANSA
L'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini al Forum ANSA

ROMA. – Il Pd e il centrosinistra perdono il governo dell’Abruzzo, ma tirano un sospiro di sollievo: il 31% complessivo delle liste, trainate da Giovanni Legnini, non solo fa tornare al secondo posto l’alleanza dietro al centrodestra, ma dà una prospettiva, condivisa dai candidati alle primarie Dem e da alcuni degli interlocutori del Pd: quella di una coalizione ampia che spinge Carlo Calenda a sollecitare il Pd a muoversi con decisione verso una lista unica progressista ed europeista alle europee di maggio, guidata da Paolo Gentiloni.

“Ha vinto la destra, ma si riapre la speranza” ha detto l’ex presidente della provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, sintetizzando il pensiero di molti Dem. Tutti hanno promosso la formula voluta da Legnini, quella di una coalizione costituita da liste civiche, centriste e di sinistra a far da corona al Pd, che certamente ha ceduto a tali liste parte del consenso: solo l’11,14% ha infatti barrato il simbolo Dem.

“Un nuovo centrosinistra aperto al civismo è la strada da percorrere per tornare a vincere” ha detto Maurizio Martina. Per Nicola Zingaretti occorre anche a livello nazionale “allargare e costruire un nuovo centrosinistra che con maggiore empatia rispetto al Paese si riproponga come alternativa”.

Anche altri partiti e leader del centrosinistra hanno espresso concetti analoghi, dal segretario del Psi Riccardo Nencini, a Marco Furfaro di Rete Futura, fino al capogruppo di Leu Federico Fornaro. L’unica voce fuori dal coro è Dario Corallo che parla di un Pd che sta “scomparendo elettoralmente” visto che rispetto a cinque anni fa è crollato da 171mila a 66mila voti. Ma Camillo D’Alessandro gli fa notare che i Dem hanno preferito pagare la “generosità” verso le liste civiche: e poi il termine di paragone è il 4 marzo 2018.

Questo centrosinistra “largo” va costruito già alle primarie, dice Marina Sereni, sostenitrice di Zingaretti, che invita ai gazebo non solo gli elettori del Pd ma di tutto il centrosinistra. E anche Paolo Gentiloni auspica, in questa prospettiva, primarie “affollate”.

Intanto il primo scoglio è la Basilicata, dove il centrosinistra non ha raggiunto un’intesa e potrebbe correre diviso: di qui l’appello di Zingaretti a ripetere il modello Abruzzo e Sardegna, dove tra due settimane la coalizione correrà unita dietro Massimo Zedda.

Visto che si parla di centrosinistra largo, Carlo Calenda ha buon gioco a rilanciare la sua proposta di una lista unica di tutti i progressisti ed europeisti alle europee di maggio. E il “Legnini della situazione” dovrebbe essere Paolo Gentiloni. Una proposta che incontra il sostegno esplicito di Martina, ma che per concretizzarsi dovrà attendere il nuovo segretario Dem, e anche che gli altri partner, come +Europa, Italia Comune e i Verdi, sciolgano le riserve e siano disposti a dare spazio magari a una lista civica dove far candidare le “madamine” o le esperienze di civismo delle varie città italiane.

Domani il presidente del Pd Matteo Orfini firmerà a nome del partito il Manifesto di Calenda. Intanto nei gazebo delle primarie ci sarà un doppio logo, quello del Pd ed uno sempre tricolore, ma diverso, che allude a una partecipazione più larga, che alcuni hanno interpretato come anticipo di quanto accadrà alle europee.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)