Voto inquinato in Campania, 70 euro a preferenza

L'ingresso di un seggio elettorale. Voto
L'ingresso di un seggio elettorale.

CASERTA. – Migliaia di euro sarebbero finiti nelle casse del clan Belforte di Marcianise (Caserta) in occasione delle elezioni regionali della Campania del 2015, tramite l’imposizione di candidati disposti a versare alla cosca denaro, buoni pasto e carburante, e di un’unica azienda, collegata al boss, per l’affissione dei manifesti elettorali. E’ quanto emerge dall’indagine della Dda di Napoli e dei carabinieri della Compagnia di Caserta che ha portato all’arresto di 19 persone, accusate, a vario titolo, di scambio elettorale, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, tutti i reati aggravati dall’uso del metodo mafioso.

Il quadro emerso è questo: anziani accompagnati fin dentro al seggio elettorale per votare i candidati imposti dal clan camorristico, voti comprati dai candidati a peso d’oro – 70 euro a preferenza – nomi sulla scheda corretti quasi nella cabina, minacce e intimidazioni persino al presidente del seggio. Ai domiciliari sono finiti due candidati alle Regionali nel partito “Nuovo Centrodestra – Campania Popolare”, ovvero Pasquale Carbone, ex sindaco di San Marcellino, e Pasquale Corvino, noto imprenditore titolare di laboratori di analisi, ex vice-sindaco di Caserta e in passato presidente della Casertana Calcio, nonché fratello dell’attuale assessore comunale di Caserta Elisabetta Corvino; Corvino e Carbone, risultati non eletti, sono accusati di voto di scambio politico-mafioso.

Tra le minacce fatte per ‘conquistare’ i voti per Corvino, anche questa fatta da Agostino Capone, fratello del boss Giovanni Capone: “Se non escono i voti devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto”.

Tra gli indagati anche altri due politici di Forza Italia cui è stato contestato il voto di scambio ma senza l’aggravante mafiosa, Domenico Ventriglia (deceduto alcuni mesi fa), e Lucrezia Cicia, compagna del primario dell’ospedale Cardarelli ed ex sindaco di Capua Carmine Antropoli, arrestato ieri dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Per gli inquirenti, Carbone avrebbe versato ad Antonio Merola (finito in carcere), esponente del clan Belforte di Marcianise, 7.000 euro per 100 voti, ottenendo alla fine solo 87 voti; Carbone, dopo le elezioni, ha pure chiesto a Merola la restituzione di parte dei soldi versati. Dal canto suo il candidato Corvino avrebbe versato ad Agostino Capone e Vincenzo Rea, altri due esponenti del clan oggi finiti in cella, la somma di 3.000 euro ciascuno oltre a buoni spesa e carburante.

Dall’inchiesta è anche emerso che, il giorno delle elezioni, degli anziani sarebbero stati accompagnati fin dentro al seggio elettorale per votare i candidati imposti dal clan, e che sarebbe stato minacciato persino il presidente di un seggio affinché tacesse. L’indagine è imperniata sulla figura del boss Giovanni Capone, che al momento dei fatti era in cella e da lì gestiva tramite i “pizzini” e il fratello Agostino gli affari illeciti, tra cui anche lo spaccio di droga e l’affissione di manifesti elettorali.