Quota 100, Boeri: “42% delle domande dal Sud. Molti disoccupati”

Primo piano del presidente dell'Inps, Tito Boeri, in audizione davanti alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera.
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in audizione davanti alle commissioni Finanze e Lavoro della Camera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Arrivano soprattutto dal Sud le prime domande per l’accesso alla pensione anticipata con Quota 100: se nel Meridione risiede solo il 33,1% dei potenziali interessati nei primi giorni dall’avvio della misura le domande arrivate dalle Regioni del Sud sono quasi il 42%, 7.568 su 18.138.

Il dato è stato presentato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri in un’audizione al Senato sul decreto che introduce la cosiddetta Quota 100 e il Reddito di cittadinanza sottolineando che questo si spiega con l’arrivo di molte domande da disoccupati e con il costo della vita più basso al Sud che “rende più appetibile” l’uscita anticipata anche con un assegno meno sostanzioso (da ricevere però per un tempo più lungo).

Boeri ha stigmatizzato la misura come un “trattamento privilegiato” che riguarderà in tre anni circa 650.000 persone il cui costo graverà soprattutto sulle generazioni future con un aumento del debito implicito, se la misura sarà sperimentale come previsto, di 38 miliardi. Boeri sottolinea che solo un decimo di questo beneficio sarà pagato con la riduzione della spesa pensionistica (con la nuova indicizzazione per gli assegni più alti) mentre il resto sarà di fatto a carico dei giovani.

Secondo i calcoli dell’Inps con l’anticipo di quattro anni del pensionamento rispetto alle regole previgenti l’importo della pensione si riduce di più del 20%. Questo è il portato sia della correzione attuariale vigente sulla quota contributiva (prima esci e più il coefficiente è basso) sia del mancato ulteriore versamento contributivo dato che la carriera si interrompe.

Se si anticipa di quattro anni rispetto alla vecchiaia si potrebbe avere una pensione di 2.018 euro al mese a fronte di una di 2.433 euro che si avrebbe avuto quattro anni dopo. Ma considerando che si percepisce l’assegno per più tempo (52 mensilità in quattro anni) il pensionato con Quota 100 ha comunque un vantaggio (circa 12.000 euro rispetto all’uscita con l’età di vecchiaia).

La classe di età coinvolta dalla misura del Governo è quella di chi è nato tra il 1953 (che quest’anno compie 66 anni e quindi dovrebbe attendere il 2020 per uscire con la vecchiaia) al 1959, ovvero coloro che compiono nel 2019 60 anni ma ne compiranno 62 nel 2021, l’ultimo anno della sperimentazione di Quota 100. Potranno usufruire dell’uscita con almeno 62 anni di età e 38 di contributi soprattutto gli uomini (il 62,7% del totale), i lavoratori del Nord il 42,2% del totale e i dipendenti pubblici (il 34,1% del totale) mentre i dipendenti privati saranno il 47,8% (gli autonomi sono il 18,1%).

La misura Quota 100 è stata analizzata anche dalla Corte dei Conti che ha affermato l’utilità di una correzione attuariale sulla parte retributiva della pensione di chi anticipa l’uscita rispetto all’età di vecchiaia perché sia “più neutra dal punto di vista dell’equità tra coorti di pensionati” rispetto alla misura Quota 100. “E’ essenziale – dice – “offrire una maggiore uniformità nelle regole sull’età di uscita e, pur nella flessibilità, preservare, gli equilibri e la sostenibilità di lungo termine del sistema”.

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA)