Nuova grana su reddito, a rischio paletti per stranieri

Neolaureati lanciano il berretto. Reddito
Neolaureati lanciano il berretto.

ROMA. – Cambierà, il decretone su reddito di cittadinanza e quota 100. Non solo perché M5s e Lega già fanno sapere di volere innestare alcune novità, nel percorso parlamentare del provvedimento di bandiera. Ma anche perché alla partenza dell’esame, in commissione al Senato, i primi nodi vengono al pettine. Ci sono dubbi di costituzionalità, avvertono i tecnici delle Camere, sia per le norme sul riscatto della laurea che per i paletti posti per il reddito agli stranieri, oltre a vari punti che andrebbero chiariti meglio, a partire dal numero di rinnovi previsti per il reddito.

“Intanto iniziamo ad erogarlo, poi se i giudici diranno qualcosa si vedrà”, si minimizza in casa M5S. La macchina del nuovo sussidio, fanno sapere, sta già lavorando a pieno ritmo per partire nei tempi e alle Poste sarebbero già in stampa 3 milioni di tessere, sulle quali sarà caricato il reddito. Le regole per ottenerlo prevedono che si debba essere residenti da dieci anni in Italia, gli ultimi due continuativi.

Un tempo, ricordano i tecnici nel consueto dossier, che già è stato bocciato dalla Corte Costituzionale in più di una sentenza perché “irragionevole e arbitrario” e a rischio anche di violare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Si tratta infatti del doppio degli anni necessari perché venga riconosciuto il permesso di lungo soggiorno, requisito per l’accesso al Reddito di inclusione, il Rei, che da aprile lascerà il passo al Rdc.

Non va meglio per Quota 100, che nelle prime 48 ore ha registrato già circa 5mila richieste di uscita: in questo caso i tecnici non fanno osservazioni sull’impianto delle nuove norme per l’uscita anticipata (al minimo 62 anni di età e 38 di contributi) ma su alcune misure che le accompagnano, a partire dalle nuove previsioni per il riscatto agevolato degli anni passati all’Università.

Al momento si consente un maxi-sconto ma con un doppio requisito: aver iniziato a lavorare dopo il 1996, ricadendo quindi interamente nel sistema contributivo, e avere meno di 45 anni. Ed è proprio il limite di età a sollevare i dubbi del servizio studi del Parlamento, perché non rispetterebbe il principio della “parità di trattamento”.

Peraltro non è ben specificato se chi non è under 45 possa eventualmente riscattare la laurea con le regole già in vigore. Il nodo è tra quelli sui quali la Lega ha già promesso un intervento, nella logica di ampliare la platea dei potenziali beneficiari fino ai cinquantenni.

Altra modifica già annunciata, che però sarebbe in corso di valutazione anche finanziaria, quella di portare oltre i 30mila euro la quota di anticipo del trattamento di fine servizio o rapporto per gli statali. Tra le modifiche care ai 5 Stelle potrebbe arrivare invece la tagliola sulle pensioni dei sindacalisti, mentre non si esclude che possa essere il decretone il veicolo per introdurre le norme per i rider. L’altra ipotesi sarebbe quella di utilizzare il disegno di legge sul salario minimo, sempre all’esame della commissione Lavoro del Senato, ma in quel caso non si rispetterebbero i tempi promessi con nota ufficiale dal ministero del Lavoro: nuove tutele “entro marzo”.

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