Usa accusano Huawei di frode, sale la tensione con Pechino

Una donna chiama dal proprio smartphone Huawei.
Una donna chiama dal proprio smartphone Huawei. (ANSA/AP Photo/Andy Wong, File)

NEW YORK. – Sale la tensione fra Stati Uniti e Cina alla vigilia dell’apertura del nuovo round di trattative fra i due paesi per disinnescare la guerra commerciale. Washington ha accusato formalmente Huawei e uno dei suoi top manager di frode: il colosso cinese delle telecomunicazioni e il suo chief financial officer Meng Wanzhou avrebbero rubato segreti commerciali a società rivali americane e violato le sanzioni contro l’Iran.

Pechino ha respinto seccamente le accuse e, ribadendo il suo impegno a difesa dei diritti delle aziende cinesi, ha intimato che venga ritirata la richiesta di estradizione presentata dagli Usa al Canada per Wanzhou. “Chiediamo agli Stati Uniti di mettere fine a questa irragionevole oppressione delle società cinesi, inclusa Huawei, e di trattarle in modo obiettivo e corretto”, ha affermato un portavoce del ministero degli Esteri cinese.

Smentendo che ci sia stato alcun tipo di illecito, Huawei – tramite il suo legale Reid Weingartner – si è detta fiduciosa che “giustizia sarà fatta. Il governo americano e la Cina hanno un rapporto complesso, Meng non dovrebbe essere né una pedina né un ostaggio di questa relazione”.

In questo clima teso è giunta a Washington, guidata dal vicepremier Liu He, la delegazione cinese incaricata di trattare con le controparti americane un’intesa commerciale. Intorno ai nuovi incontri c’è ottimismo. Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto di aspettarsi “significativi progressi” e non ha escluso la possibilità che Donald Trump rimuova i dazi imposti sui prodotti cinesi se Pechino offrirà concessioni sufficienti.

Gli incontri in programma il 30 e 31 gennaio rientrano nell’ambito dell’accordo raggiunto fra Trump e il presidente cinese Xi Jinping a margine dei lavori del G20 di Buenos Aires: un’intesa che concede tempo fino al primo primo marzo per trovare un compromesso. Una scadenza che si avvicina e che preoccupa: se i colloqui dovessero fallire, il rischio è quello di una guerra commerciale a tutto campo fra le due superpotenze globali con conseguenze devastanti per l’economia mondiale, già in rallentamento.

Nonostante i timori sul peso di Huawei nelle trattative commerciali, Mnuchin ha assicurato che i due temi sono separati. Ma le sue parole non bastano, soprattutto perché le accuse americane sono pesanti: dalla violazione delle sanzioni contro l’Iran al tentativo di ostacolare le indagini al riguardo, passando per il furto dei segreti commerciali di ‘Tappy’, il robot di T-Mobile per i test sugli smartphone. Pratiche “sfacciate e persistenti” che – affermano il Dipartimento di Giustizia, quello alla sicurezza nazionale, l’Fbi e il segretario al commercio Wilbur Ross – vanno avanti da anni. E che rendono Huawei e società simili “un rischio sia per la sicurezza economica sia per quella nazionale”.

Ross ha poi rincarato la dose osservando come le pratiche del mentire, ingannare e rubare non rappresentino una perseguibile strategia di crescita per una società.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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